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Casinò Campione d'Italia, il tutti contro tutti dove porta?

05 febbraio 2018 - 09:15

Forte tensione tra le parti al Casinò Campione d'Italia, mentre la data del 12 marzo si avvicina.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò Campione d'Italia, il tutti contro tutti dove porta?

Che un amministratore unico scriva ai sindacati centrali, illustrando la situazione e chiedendo il loro intervento presso quelli provinciali e locali, la dice lunga su almeno due questioni. Stiamo naturalmente parlando di quanto ha fatto Marco Ambrosini, Au del Casinò Campione d’Italia, e le riflessioni sono appunto due, strettamente collegate l’una all’altra. Il momento attuale è davvero difficilissimo, come del resto ampiamente argomentato dalla cronaca e sintetizzato nella missiva inviata alla confederazioni. E a peggiorare la situazione, già critica per conto suo, ci si mettono le tensioni sindacali a livello provinciale e aziendale, che non facilitano affatto la ricerca di soluzioni che saranno sicuramente gravose e penalizzanti per i lavoratori, ma altrettanto sicuramente necessarie, per evitare scenari ancora più gravosi e penalizzanti, come il fallimento della società e il licenziamento di tutti i dipendenti.

C’è di sperare che l’appello lanciato da Ambrosini non sia rimasto e non rimarrà inascoltato, e che, sia grazie alla mediazione delle segreterie centrali che di propria spontanea iniziativa, a livello locale ci si metterà una mano sulla coscienza e si deciderà di accantonare, perlomeno per il momento, accantonare, rivalità e diatribe. Del resto, per utilizzare una metafora già fatta propria da Ambrosini, non si può ballare mentre il Titanic sta affondando. Tuttavia, un nodo assai spinoso è rappresentato dal fatto che Rsa e Rsu hanno trovato una convergenza di pensiero nel respingere la versione di Ambrosini, e nell'imputare dunque all'amministratore unico la responsabilità del fatto che la trattativa non si è ancora avviata, o perlomeno che non c'è una proposta formalizzata su cui discutere.
In questo scenario davvero fosco, il punto fermo è che bisogna trovare 18 milioni di franchi da dare al Comune, dunque non è proprio il momento giusto per fare il gioco delle parti. La società rischia concretamente il fallimento e tutti dovranno fare la loro parte, sempre tuttavia riconoscendo che i lavoratori hanno già dato, stanno già dando e sono probabilmente i soggetti meno responsabili dell’attuale situazione critica.

 

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