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Ccal Casinò Venezia, Uilcom: 'Proposte latitano'

05 ottobre 2017 - 15:48

La Uilcom Uil Veneto fa il punto sulla trattativa sul Ccal al Casinò di Venezia: le proposte, a suo dire, latitano e si aspetta la decisione del Tar.

Scritto da Amr
Ccal Casinò Venezia, Uilcom: 'Proposte latitano'

"Nella vertenza del Casinò stiamo vivendo l’ennesimo momento di impasse". Lo afferma il segretario regionale della Uilcom Uil Veneto, Enrico De Giuli, in merito alla difficile trattativa sul contratto collettivo aziendale di lavoro per i dipendenti del Casinò di Venezia. "Dopo numerosi scioperi, che avevano lo scopo dichiarato di centrare tre obiettivi:  1° rinnovare il contratto aziendale di lavoro, 2° salvaguardare i livelli occupazionali ed infine 3° rilanciare l’Azienda, cerchiamo di capire a che punto siamo giunti".
Per quanto riguarda il primo punto "si è riusciti a riaprire il tavolo di confronto tra Ooss e
proprietà per tentare di sostituire il regolamento aziendale unilaterale con un contratto aziendale di lavoro. Al tavolo partecipa l’Azienda con i propri rappresentanti, ma il dominus del tavolo è chiaramente l’assessore al Bilancio del Comune di Venezia, che ha il compito di garantire la
sostenibilità economica dell’Azienda stessa. Il tavolo si è insediato il 21.08, ma dopo un mese e
mezzo le proposte latitano, le uniche sigle che hanno provato a fare un minimo di proposte,
chiaramente aspramente criticate dai colleghi, sono le sigle minori, mentre latitano le proposte da parte di Slc; Fisascat; Snalc; Ugl e Rlc. Da un lato si continua a scioperare per costruire un contratto e quando se ne ha l’opportunità si fa (come nei mesi passati) melina ci si chiude a riccio e si evita di dire che in realtà si stà aspettando la decisione del Tar a cui molti lavoratori si sono rivolti (dopo la disdetta del precedente contratto e l'entrata in vigore di un regolamento aziendale Ndr). Ma se lo scopo era di aspettare le pronunce di un giudice a cosa servono o sono serviti gli scioperi? Bastava l’azione giudiziale, invece si continuano a mantenere le lotte con blocchi di straordinari e si minacciano ulteriori iniziative di lotta dopo che si è vinto l’art. 28".
De Giuli sottolinea: "Gli scioperi sicuramente non hanno rilanciato la nostra Azienda, ma hanno rilanciato i nostri competitor, in particolare San Vincent visto che sono saltate le gare di Chemin de Ferre ad agosto con conseguente trasferimento di giocatori importanti verso quel casinò che ne ha giustamente approfittato del regalo. La continua situazione di incertezza rende difficile il recupero dei grandi clienti e le conseguenze si stanno facendo sentire sui mancati incassi. I dati sono preoccupanti, come abbiamo sottolineato a più riprese, ma non possono essere imputati esclusivamente agli scioperanti come appare dai giornali, visto che le prime flessioni di incassi sono state realizzate in assenza di scioperi (basta vedere i risultati di maggio). Le dissennate promozioni hanno sicuramente contribuito a portarci dove siamo. Sicuramente però gli scioperi danno l’alibi alla dirigenza aziendale di non essere valutata per i risultati che sta ottenendo, ma forse è questo il vero obiettivo di alcuni?".

Per De Giuli, "se continueremo a mantenere il trend di incassi che si sta manifestando in particolare da dopo gli scioperi in poi, difficilmente riusciremo a raggiungere il valore di soglia, che il regolamento prevede per l’erogazione degli eventuali premi che è pari a 88 milioni di euro, e metteremo a rischio non solo la premialità, ma anche i posti di lavoro. Altro che salvaguardia dei posti di lavoro!". Essa la "si ottiene semplicemente lavorando per ottenere i risultati economici che permettano la sostenibilità dei costi, e la giusta remunerazione dell’azionista.
Ognuno di noi dovrebbe fare la propria parte per mantenere in buono stato l’azienda che dà da vivere a noi e ai nostri famigliari, e che ha dato nel passato da mangiare anche alla città. Ognuno di noi è artefice del proprio destino, le colpe non possono essere scaricate sempre sugli altri, i nostri comportamenti, le nostre decisioni fanno la differenza. Aderire o non aderire agli scioperi, proclamarli o meno hanno avuto ed avranno conseguenze non solo sugli incassi, e sulle nostre spettanze economiche, ma anche su altri aspetti che proprio gli scioperi avevano l’obiettivo di tutelare".

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