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Presidenziali Usa, gli uomini dei casinò in campo

07 agosto 2015 - 08:46

I casinò entrano, neanche tanto di striscio, nella corsa dei dieci principali candidati repubblicani alle presidenziali Usa del 2016. Il super favorito, nella sfida ai democratici per diventare nuovo inquilino della Casa bianca, è infatti il magnate dei casinò Donald Trump, che in verità non ha dato un bellissimo spettacolo, per primo dibattito televisivo, andato in onda su Fox News, con gli altri sfidanti.

Scritto da Anna Maria Rengo

Trump ha infatti ‘brillato’ per aggressività (sicuramente voluta, così da dare di sì immagine di uomo forte e decisionista), definendo le donne ‘scrofe grasse’ e ‘cagne’, e senza scusarsene minimamente: “Ho detto quello che ho detto. L’America è fissata col politicamente corretto, ma io non ho tempo per queste cose: ci sono cose più importanti da fare”. Se queste dichiarazioni hanno fatto clamore (e sorprendentemente gli altri candidati le hanno lasciate cadere senza stigmatizzarle), anche nei giorni scorsi Trump ha esposto senza mezzi termini le proprie opinioni e idee, definendo per esempio gli immigrati illegali dal Messico “narcotrafficanti e stupratori” e vantando un piano “a prova di idiota” per spazzare via l’Isis: ossia annientantoli con i bombardamenti. Un’idea simile a quella che era frullata in testa a Sheldon Adelson per rimettere in riga l’Iran. Salvo che poi i suoi siti erano stati vittima di un attacco hacker.

 

Ma scorrendo la lista dei candidati ci sono altri nomi che chiamano in causa diretta i casinò. C’è per esempio quello di Jeb Bush, figlio di George Herbert Walker Bush e fratello minore di George W. Bush, che è andato a caccia di voti proprio a Las Vegas, capitale perlomeno statunitense dei casinò. O anche quello del giovane senatore della Florida Marco Rubio, anch’esso recentemente in trasferta elettorale a Las Vegas e, nel suo stato d’origine, criticato per la sua amicizia con il numero uno del Las Vegas Sands, Sheldon Adelson, che cerca appoggi a destra e a manca per sostenere la sua battaglia contro la legalizzazione del gioco online.

In corsa c’è pure il governatore del New Jersey, Chris Christie e quando si fa il suo nome non si può non pensare a lui come l’artefice, non senza difficoltà e tentennamenti, dell’introduzione del gioco via internet nel Garden State, oltre che delle numerose decisioni che, volente o nolente, ha dovuto prendere in riferimento alla sua ‘capitale’ atlantica dell’azzardo, Atlantic City.

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