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Fagone: 'Fallimento Casinò, tanti responsabili e lavoratori vittime'

09 settembre 2021 - 08:17

Giovanni Fagone, sindacalista della Cgil per anni impegnato sul fronte Campione d'Italia, ricostruisce l'annosa vicenda.

Scritto da Anna Maria Rengo
Fagone: 'Fallimento Casinò, tanti responsabili e lavoratori vittime'

Mentre si mettono a punto la pianta organica e il contratto collettivo di lavoro per i futuri dipendenti che dovrebbero essere all'opera già prima di capodanno, mentre il Comune vaglia i curricola per i futuri componenti del consiglio di amministrazione, il Casinò di Campione d'Italia resta chiuso, così com'è dal 27 luglio 2018, ossia da quando il tribunale di Como aveva disposto il suo fallimento per insolvenza, una sentenza poi annullata dal tribunale del Riesame di Milano con una decisione confermata dalla Corte di Cassazione.

A ricostruire la vicenda, con un lungo post su Facebook, è Giovanni Fagone, sindacalista dell'Slc Cgil che si è occupato per anni del Casinò Campione d'Italia, " fino a poco dopo che fu dichiarato fallito" e che dunque è nome assai noto nell'enclave.
"Al netto dei commenti e delle opinioni sui pro o contro al gioco d’azzardo", scrive, "mi viene da dire: chi l’ha voluto far fallire?". E sicuramente, colui (o coloro) "ha una responsabilità: politica, morale e aggiungo giudiziaria. Questa è storia, punto. Con scelte sbagliate e ideologiche e spesso miopi hanno toppato tutti. Immagino che far fallire un casinò faccia notizia... le folle ridevano per induzione, peccato che di mezzo ci siano finiti i più deboli: i lavoratori".

Ma "chi sono stati gli artefici del disastro? Chi ha redatto le relazioni che hanno determinato il fallimento? Chi le ha bocciate? Ovviamente nessuno pagherà" perché in questo Paese "anche davanti a danni conclamati e ad errori evidenti nessuno paga, tranne i più deboli e sicuramente non paga chi rientra nei i circoli che contano. Molti dovrebbero vergognarsi e cambiare mestiere. Non lo faranno perché per dirla come recita un vecchio adagio... hanno la faccia...".

Dopo tre anni Fagone si chiede ancora la ragione della sua rabbia e prova a darsi risposte. "Intanto perché si sono persi 500 posti di lavoro più un centinaio in Comune", ma anche perchè è stato "azzoppato tutto l’indotto" e si è "annichilita una comunità. L’Italia e il Governo li hanno lasciati soli. Cittadini, uomini, donne e bambini (anche la scuola avevano fatto chiudere, vergogna). Dovrebbero tutti fare ammenda per lo scempio che hanno prodotto. Sindacalmente sa solo Dio quanto impegno, quante discussioni accese, quanta passione ognuno di noi ci ha messo per tenere insieme tutto. Come non dimenticherò il presidio permanente che ha fatto riscoprire una coscienza di classe a una categoria di lavoratori che all’esterno venivano visti come i 'privilegiati'. Ricordo gli incontri al ministero degli Interni, del Lavoro, dello Sviluppo economico.

Bastava una deroga alla legge sulla cassa straordinaria per i soggetti falliti ma non rientranti nella disciplina industriale e avremmo cambiato la storia di tante famiglie. Avremmo garantito la continuità con un piano di riorganizzazione. E invece... Si sono regalati gli incassi a Mendrisio e Lugano. Sì perché chi giocava ha continuato a giocare, che piaccia o no".

Fagone ricorda ancora: "Avevamo un accordo sindacale con un piano di rientro sostenibile, c’era l’avallo della banca (maggior creditore) c’era la riduzione draconiana del costo del lavoro, c’era la fideiussione per avviare un articolo 4 legge Fornero... c’erano i presupposti per continuare l’attività tagliando prebende e ammennicoli... che negli anni hanno visto tutti raccogliere a mani aperte. Le stesse che poi si sono chiuse non in forma di preghiera. Vergognatevi!".

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