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Ooss a Salvalaio: 'Azione per cambiare codice Ateco Casinò'

19 maggio 2021 - 09:42

Le organizzazioni sindacali attive al Casinò di Venezia chiedono al presidente Maurizio Salvalaio un'azione a tutela degli interessi della Casa da gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo
Ooss a Salvalaio: 'Azione per cambiare codice Ateco Casinò'

Il presidente del Casinò di Venezia, Maurizio Salvalaio, si faccia "promotore presso le competenti istituzioni, in maniera più decisa ed efficace di quanto occorso finora, dell'esigenza che alla nostra Casa da gioco venga assegnato un codice Ateco diverso da quello che ci assimila ad altre realtà operanti a vario titolo e in vario modo (molto diverso dal nostro) nel settore gioco".

La richiesta gli arriva dalle segreterie di Slc Cgil, Fisascat Cisl, Uilcom Uil, Snalc Cisal, Ugl Terziario ed Rlc, che in una lettera gli sottolineano come "in ogni circostanza di pubblico interesse non perde occasione di manifestare con la sua concreta presenza l'ottimo lavoro prodotto dalla macchina organizzativa e dalla direzione del Casinò" e ritengono che sarebbe "particolarmente importante" rilevare "l’enorme differenza fra soggetti sostanzialmente 'pubblici' (le 3 case da gioco attualmente esistenti) e la miriade di esercizi privati – anche minuscoli – in cui non è possibile raggiungere i nostri livelli di controllo su molti aspetti estremamente delicati connessi alla attività che esercitiamo (controllo clientela, tutela contro ludopatie, attenzione al contrasto del riciclaggio, pubblica utilità degli introiti, etc.)".

Ai sindacati pare che "non si sia fatto abbastanza, soprattutto da parte di quell'entità ectoplasmica di cui fino a poco tempo fa lei stesso era presidente (Federgioco) per evidenziare questi aspetti essenziali per la giusta considerazione che la nostra azienda deve avere, in relazione alla sua necessaria salvaguardia".

Ma "se così non fosse, se il vostro 'buon ufficio' fosse già stato prestato, saremmo lieti di constatare come le doverose iniziative siano già state intraprese (anche se, evidentemente, senza esito).
Pensare che, nel decreto riaperture, l'attività della nostra azienda sia stata ulteriormente posticipata a qualsiasi altra è avvilente e addirittura offensivo per tutti i lavoratori ma purtroppo temiamo derivi dalla considerazioni moralistiche della nostra attività contro le quali riteniamo che la Società, in primis, debba farsi valere per salvaguardarne reputazione e redditività (ovviamente, su questo punto non potrà mancare la collaborazione sindacale)".

 

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