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Trattativa su Ccnl Casinò, qualche istruzione per l'uso!

16 luglio 2018 - 09:38

Il contratto nazionale collettivo di lavoro all'esame di Federgioco e sindacati: le basi di partenza e gli strumenti utilizzabili.

Scritto da Mauro Natta
Trattativa su Ccnl Casinò, qualche istruzione per l'uso!

Prima di ogni cosa desidero chiarire che non intendo dare consigli ma solo suggerire alle Ooos, delle quali ho fatto parte attiva per lungo tempo, di riflettere su alcuni argomenti.

Discutere di contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti dei quattro casinò italiani dovrebbe avere delle basi di partenza, per mio conto, in tema di trattamento economico prima ancora di quello normativo che, parzialmente, ne è una conseguenza inevitabile.
E allora mi pare normale iniziare ad esaminare quali sono state le cause principali che hanno causato situazioni che definire non troppo rosee pare un eufemismo, fortunatamente non in tutte le case da gioco.

C’è da credere che non si potrà continuare – nel malaugurato caso di momenti di calo di risultati – a intervenire sul costo del lavoro; ritenere che si possa seguire la via più semplice non è la soluzione ideale in vista di un contratto collettivo anche se, immagino, di primo livello.

Probabilmente si dovrebbe ricercare se esiste una strada possibile per diminuire il costo del lavoro per alcune categorie di dipendenti, una possibilità che la Legge Europea del 2015 pare offrire: l’esenzione dall’Irpef delle vincite al gioco realizzate nei casino autorizzati (in precedenza erano forfettariamente tassate tramite imposta sostitutiva sugli spettacoli, Ndr.).
In parallelo esiste una problematica molto seria e rilevante stante le motivazioni con le quali le case da gioco sono state autorizzate e, unitamente coniugata, la natura giuridica delle entrate di specie per l’Ente pubblico titolare dell’autorizzazione.

A prescindere dalla forma gestionale, se pubblica o privata, è necessario garantire al gestore il giusto equilibrio economico finanziario che permetta, considerando i ricavi e i costi per ottenerlo. Lo si potrà fare stabilendo con un fisso o con una percentuale sui ricavi (intesi nel modo nel quale sono attualmente considerati)?

È realmente possibile, quindi proponibile, un futuro meno “triste” per le case da gioco? Sicuramente è un interrogativo che non si dovrebbe eludere.

La mia passata e lunga esperienza mi ha insegnato tante cose, ma una su tutte, il percorso di carriera dovrebbe trovare fondamento in una procedura che permetta al dipendente di apprendere e gestire bene tutti i giochi praticati nel casinò: spesso da me definita con un brutto termine “plurispecializzazione” ovvero la concreta possibilità di adeguare l’offerta alla domanda. Se del caso, può influire sul conteggio relativo alla necessità numerica del personale occorrente.

Prevedere un reparto addetto al controllo concomitante (sala video) potrebbe rappresentare la metodologia per istruire nella funzione alla quale sono addetti il personale che, in futuro, potrebbe essere impiegato ai tavoli dopo un corso integrativo delle indispensabili capacità manuali.
Certamente ho evidenziato solo una piccolissima parte del problema principale che, a mio parere, dovrebbe trovare un conforto in una iniziativa parlamentare mirata a dare una legge che possa, finalmente, regolamentare la attuale situazione.
Probabilmente sono destinati, auspico caldamente che non sia definitivo, a finire alcune forme incentivanti che esistevano in passato. E’ il caso di rammentare che uno dei grossi rischi dell’azienda casinò, la considerazione del debito di gioco non più ricompresa tra quelli considerati nell’art.1933 del cod. civ. (a mente una recente decisione della Commissione Tributaria Regionale della Lombardia, ndr.) potrebbe essere significativamente ridotta superando legalmente il limite delle operazioni in contanti.
 
La ormai necessaria attività collaterale mirata al turismo, agli avvenimenti e al divertimento il aggiunta al gioco sperando che non sia “proibita” e possa essere pubblicizzata adeguatamente, in altri termini l’obbligo di diversificare dovrebbe portare un beneficio. Con una sola precauzione: il controllo efficace che si tratti di investimenti da un riscontro positivo.
Il controllo delle diverse attività, in primis quella del gioco, dovrebbe costituire la
base per il marketing. Un compito della gestione è quello di verificare il ritorno degli investimenti; la missione del controllo del gioco è quello di analizzarne il rendimento tenuto conto dell’accostamento tra due tavoli diversi, dal trend del mercato interno e da altri parametri che non è il caso di specificare.

Credo e spero di aver contribuito, molto probabilmente per una piccola parte che, comunque, è un risultato positivo, a suggerire un po’ di attenzione in un progetto che esisteva quando ancora lavoravo.

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