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Casinò Venezia, Slc al sindaco Brugnaro: ‘Si recuperi il tempo perduto’

10 settembre 2015 - 13:51

L’Slc-Cgil scrive una lettera aperta al sindaco Brugnaro esprimendo l’auspicio che sul Casinò di Venezia si recuperi il tempo perso.

Scritto da Amr

Slc-Cgil di Venezia è estremamente preoccupata per le condizioni in cui versa il Casinò di Venezia e per gli andamenti in atto, che non lasciano intravvedere sostanziali inversioni di tendenza”. Lo scrive in una lettera aperta al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il coordinatore di settore Slc-Cgil Veneto Salvatore Affinito, che spiega come la sigla sindacale di categoria sia preoccupata “per la tenuta dell'Azienda e, quindi, dei posti di lavoro, in una condizione di assetti societari e precarietà della tenuta economica e finanziaria, nella quale l'hanno precipitata scelte passate e le manovre di predisposizione della fallita sub concessione”.

Per questi motivi Slc-Cgil giudica che occorre recuperare il tempo perduto e che di tempo se ne è già perso troppo nell'attesa del nuovo sindaco, quale titolare della proprietà e delle successive decisioni strategiche e di assetto gestionale.

“Non è competenza del sindacato entrare nel merito degli assetti manageriali e gestionali futuri dell'Azienda. Riteniamo invece che lo siano le scelte di merito sugli indirizzi futuri del Casinò di Venezia, tentando di portare a sintesi sentire, opinioni e elaborazione collettiva di chi ci lavora, come minimo a titolo di contributo democratico che possa sviluppare un dibattito pubblico, alla luce del sole, per una realtà produttiva che per troppo tempo ha subito le scelte sbagliate maturate fra pochi addetti ai lavori, nei salotti buoni della Città.

Del resto come si può dimenticare che la situazione in cui versa la Casa da Gioco è figlia delle passate gestioni? La vendita del marchio alla controllata Meeting & Dining, l'attribuzione del rudere del Casinò del Lido per rimpinguare il capitale sociale, l'enorme debito a cui è stata assoggettata l'Azienda con l'acquisto di Ca' Vendramin Calergi, sono solo alcune delle operazioni effettuate per spremere dal Casinò più risorse di quante fosse effettivamente in grado di erogare.
Così relazionava il Sindaco Orsoni: ‘(...) A fronte di questo continuo trend di flessione degli introiti, tuttavia, i trasferimenti in favore dell'Amministrazione Comunale non hanno registrato una proporzionale riduzione, anzi, l'Azienda si è vista costretta ad erogare all'Ente pubblico importi superiori a quanto nelle sue capacità generando, di fatto, risultati sempre in perdita che hanno minato la struttura patrimoniale e finanziaria della Società (…)’.
 
IL FLOP DELLO SCORPORO - Ma Orsoni, criticando quelle modalità, trovava la soluzione a questo stato di cose...vendendo. Il peggio è che l'operazione è stata un flop! Non solo, ha anche prodotto un ‘mostro’: con lo scorporo di CdV Gioco dalla società madre, è nata una Società nettata dai debiti, con un capitale ridotto ma di sufficiente sicurezza, mentre la controllante Casinò Municipale di Venezia è diventata una Società caricata dei debiti, che gode delle proprietà immobiliari, le cui uniche entrate però, in assenza del buon fine della subconcessione, si limitano agli affitti pagati dalla controllata CdVG, mentre i debiti generano interessi insopportabili.
Rivendichiamo alla nostra Organizzazione l'autonomia sempre manifestata nei confronti della politica. Ma se autonomia non è indifferenza, non vorremmo, a questo punto, che la Casa da Gioco diventasse campo di battaglia di un'infinita campagna elettorale: per il superiore interesse della Città, tutte le forze politiche debbono concorrere a far uscire l'Azienda dalla crisi”.
 
LE QUESTIONI NODALI – L’Slc esprime dunque il suo punto di vista su diverse questioni che giudica nodali per il futuro della Casa da gioco. “No privatizzazione/i – Basta avventure – Sì al rilancio. Il titolo basta e avanza a illustrare il nostro punto di vista su tale capitolo: non vogliamo più sentir parlare di privatizzazioni, non accettiamo rigurgiti in tal senso, ma neanche qualsivoglia alchimia che abbia il sapore di ricercare avventure e ricette miracolistiche. Sul Casinò di Venezia non occorre mai più… giocare d'azzardo! È un bene prezioso per una Città la cui particolarità genera costi, ai quali il legislatore, a suo tempo, ha così voluto dare una risposta. Certo, c'è crisi e flessione degli incassi ma non c'è nessun ‘rosso’ e quest'azienda continua a guadagnare al Comune di Venezia dei bei soldini. Non ci fa paura però neanche sostenere che il Casinò va salvaguardato, fosse solo per i posti di lavoro e le centinaia di famiglie, fra dipendenti diretti e indotto, per le quali è fonte di reddito. Ma se sono da respingere le avventure e le scorciatoie, va perseguita la strada del lento, faticoso ma efficace ‘rimboccarsi le maniche’ e in tal senso avevamo trovato interessante l'Action Plan presentatoci nel febbraio di quest'anno e che pure qualche risultato lo ha visto produrre, se nel mese di luglio si è registrato un pur timido segno più. Occorre in questo senso recuperare risorse per fare investimenti, parte delle quali il Management uscente garantiva fossero già stanziate.
Il superamento di Cmv e del debito. Se siamo preoccupati per la condizione in cui versa la controllata CdV Gioco, nondimeno possiamo ignorare quella della controllante Cmv, di cui dicevamo in premessa, la cui unica funzione, in assenza della privatizzazione, sembra essere diventata quella di… bruciare capitale sociale! La questione di quell'enorme debito va risolta e se l'unica soluzione passa attraverso l'alienazione dei terreni del quadrante Tessera, dove sarebbe dovuto sorgere il nuovo Casinò, è doloroso, ma va fatto. Del resto non abbiamo nessuna voglia di passare i prossimi 15 anni ad attenderne la realizzazione, in una condizione di profonda carenza di risorse da investire (avrebbe dovuto essere il “Privato” ad arrivare con una barca di soldi da investire...).
Un Casinò, due sedi. È da anni che è aperta la gara, in diversi Comuni di questo Paese, a candidarsi a ospitare un Casinò. Venezia ne ha due e ancora c'è qualcuno che si permette di discettare sulla chiusura di una delle due sedi, diverse per offerta, stile e target di clientela e che perciò rappresentano un'offerta integrata e un business complementare. Certo manca il valore aggiunto del resort collegato al Casinò, ma si può rimediare. Perché non pensare a ricollocare gli uffici amministrativi in area P.le Roma, Tronchetto o terraferma e pensare di realizzare poche camere ma di super lusso a Ca' Vendramin Calergi, assieme all'attiguo palazzo Ca' Marcello? Che splendida suite sul Canal Grande sarebbe l'ufficio del Direttore Generale! E perché non pensare a collocare la sede di terraferma in uno dei grandi alberghi di Mestre, magari anche con affaccio lagunare e collegamento acqueo con la prestigiosa sede di Venezia, attraverso una joint venture dalla quale trarre reciproco vantaggio?
Ridimensionamento del costo del lavoro, andamenti virtuosi, critica e autocritica per il mancato accordo sindacale. Trovare la sintesi fra sei Organizzazioni Sindacali non è mai una passeggiata, come non lo è la democrazia. Ma esse rappresentano, in misura maggiore o minore, dei lavoratori e, per questi stessi motivi, riportano al tavolo di confronto sensibilità e posizioni articolate. Slc-Cgil di Venezia aveva salutato con favore la Delibera con la quale il Commissario Straordinario ha stabilito la ‘revisione delle modalità di calcolo del compenso per il triennio 2015-2017’, con la quale “il Comune riconosce alla Società un aumento del compenso (…) pari alla riduzione del costo del lavoro risultante in ciascuno degli anni del triennio rispetto al costo del lavoro risultante nel bilancio dell'esercizio 2014’. In questo senso si è persa - in parte - (responsabilità anche del tavolo sindacale) questa straordinaria opportunità di crescita, investimento e rilancio. Ma per noi, a partire dalla ulteriore manovra di abbattimento del costo del lavoro, rappresentata dalle ipotizzate esodazioni anticipate (senza rimpiazzo), approfittando delle previsioni di cui all'art. 4 della Legge Fornero, è ancora terreno di confronto con le Controparti datoriale e proprietaria. È a partire dall'accordo del 23 agosto 2011, che ha prodotto da solo un abbattimento del costo del lavoro pari a due milioni e mezzo all'anno, che si è sviluppato, pur con tutte le progressività del caso, un circuito virtuoso in tale ambito: siamo infatti passati dai € 54.732.687 del 2010, ai € 44.599.422 del 2014, cui vanno ad aggiungersi un altro milione e 100 di minore costo per gli esodi del corrente anno e altri 523 mila euro per gli effetti delle uscite del 2014 sul 2015. Mentre altri facevano ciacole, noi contribuivamo a un abbattimento del costo del lavoro del 21,5% in cinque anni. Altro che consociativismo, del quale il Sindacato al Casinò è spesso accusato: abbiamo passato cinque anni a esercitare i ruoli di vigilanza e garanzia, anche nei confronti degli interessi della collettività. Ed è per questo che i lavoratori hanno titolo a dire la loro, chiaro e forte!”.

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