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Trieste e il casinò, tra prese di distanza e valutazioni

06 settembre 2016 - 09:20

Il sindaco di Trieste è contrario all'ipotesi di un casinò, ma il dibattito, secondo il professor Corradini, va inserito in un contesto generale.

Scritto da Anna Maria Rengo
Trieste e il casinò, tra prese di distanza e valutazioni

La proposta dell'assessore al Bilancio del Comune di Trieste Lorenzo Giorgi, di aprire un casinò nella città, è destinata a far discutere, e non solo in ambito locale. Certo, le possibilità che ottenga sostegno e seguito sono scarse. Almeno in ambito municipale. Il sindaco Roberto Dipiazza evidenzia infatti di essere “da sempre contrario a tale possibilità. Come ha dichiarato lo stesso assessore Giorgi, quello espresso è un pensiero personale e l'argomento non è oggetto di approfondimento da parte della giunta”. Tuttavia, la proposta/provocazione di Giorgi riapre il dibattito, specie in un momento così delicato e inverto in cui si sta anche discutendo il riordino dell'offerta di gioco in Italia e si parla di drastica riduzione della slot negli esercizi pubblici.

Gianni Corradini, già amministratore delegato del Casinò Venezia e per vent'anni professore di Economia e Tecnica degli scambi internazionali e project cycle management all'Università di Trieste, torna a ribadire la sua opinione: “Sono completamente d'accordo con l'assessore Giorgi. Non penso che, dopo l'apertura di oltre 36.000 case da gioco in ogni bar o rivendita di tabacchi lungo tutto lo stivale, si debba vietare ad un ente pubblico sia esso grande o piccolo l'apertura di un casinò. Sono tuttavia necessarie delle garanzie
(professionalità e sicurezza). Quanto alla professionalità si deve pretendere che il gestore sia già tale (ad esempio una delle quattro società che oggi gestiscono Venezia, Saint Vincent, Sanremo o Campione, ma naturalmente anche le società degli altri stati Ue). Quanto alla sicurezza devono esserci delle regole identiche per tutte le case da gioco nazionali. Andrei cauto sulle previsioni di entrata, ci sono sempre i casinò della Slovenia e della Croazia che fanno e faranno una concorrenza spietata. Le cifre ipotizzate dall'assessore Giorgi, sono molto lontane dalla realtà. Il problema non è quanti casinò si aprono bensì che tipo di casinò. Si tratta di un'impresa che vende divertimento ma non mi sembra che i casinò attuali lo sappiano”.

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