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Casinò Campione a due anni dalla chiusura, la comunità: 'Noi dimenticati'

27 luglio 2020 - 09:26

Oggi, 27 luglio, ricorrono due anni dalla chiusura del casinò di Campione d'Italia. Sul piatto l'affidamento della gestione ad un privato, mentre la comunità chiede di 'fare presto'.

Scritto da Redazione
Casinò Campione a due anni dalla chiusura, la comunità: 'Noi dimenticati'

Il 27 luglio per gli abitanti di Campione d'Italia al momento resta una data da dimenticare.

In questo giorno, due anni fa, la comunità dell'enclave italiana in terra svizzera ha visto chiudere i battenti quello che probabilmente è il suo luogo simbolo, nonché motore della sua economia: il casinò.

 

Come si ricorderà, a sancirne la chiusura era stata la sentenza del tribunale di Como che aveva disposto il fallimento, per insolvenza, della società di gestione della casa da gioco, poi annullato per un vizio di forma dalla Corte d'Appello di Milano. Seguito da due ricorsi pendenti in Cassazione che hanno di fatto bloccato una possibile nuova dichiarazione di fallimento, e con esso l'iter per la riapertura del casinò. 

 

Vicissitudini a cui agli inizi del 2020 si sono aggiunti la richiesta di 1,3 milioni di euro al Comune di Campione da parte dell'Inps, sui contributi non versati dall'ente e riferiti a stipendi che i dipendenti non ricevono da ormai due anni, e l'inclusione del comune di Campione d'Italia nel territorio doganale dell'Unione Europea. Una sorta di "Brexit" che, se possibile, ha peggiorato la situazione dell'enclave italiana.
 
Il lavoro per la riapertura della casa da gioco, però, non si è mai fermato.
Nelle ultime settimane qualcosa è sembrato muoversi con l'incrocio di diverse iniziative: a cominciare dalle norme su Campione d'Italia, frutto di un emendamento a prima firma del deputato di Fratelli d'Italia Alessio Butti, presenti nella legge di conversione del decreto Rilancio, che per favorire il rilancio economico del comune attribuiscono un credito d’imposta alle imprese che effettuano investimenti nel territorio. Alle quali è seguito, la scorsa settimana, l’incontro fra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, il prefetto di Como Ignazio Coccia, il commissario campionese Giorgio Zanzi e il senatore Alessandro Alfieri (Pd), in rappresentanza del Governo, ribadendo che l'unica strada percorribile al momento è l'affidamento della sua gestione ad un privato. Una possibilità dagli indubbi vantaggi, come recentemente rimarcato dall'esperto Mauro Natta
 
Ed un'occasione per le segreterie di Cgil Como - Slc Como Cisl dei Laghi - Fisascat Varese-Como Uil del Lario – Uilcom del Lario Confsal Lombardia Snalc- Cisal per lanciare un appello alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: “Costituire un tavolo istituzionale presieduto dal sottosegretario all’economia Pier Paolo Barretta, da tutti più volte indicato, anche se informalmente, come responsabile del dossier della Casa da gioco di Campione d’Italia, la cui finalità sia quella di iniziare a dare finalmente delle risposte concrete che vadano verso la riapertura della casa da gioco, unica via per dare delle soluzioni sia alla grave crisi occupazionale, sia al grave disagio sociale dell’intera comunità di Campione”.
 
Un'urgenza manifestata a CasinòGiocoNews da Caterina Ferrari, portavoce del Gruppo residenti di Campione d’Italia, ora confluito nel Comitato civico.
“Sono due anni che si aprono spiragli, che si smontano piano piano, un pezzo alla volta.
Dalla chiusura del Casinò noi stiamo vivendo una continua tragedia, con promesse di aiuti, attenzione, ma continuiamo ad essere completamente snaturati in tutto quello che eravamo, come lavoratori, come cittadini.
Ci hanno cinto con una barriera, chiuso in un chilometro quadrato, causando problemi con la sanità, la scuola, bloccandoci in tutto e lasciandoci sospesi per due anni. Dimenticati.
A novembre finirà l'erogazione dei sussidi di disoccupazione, poi vediamo cosa succede. Prima o poi qualcuno farà qualche follia.
Per oggi non abbiamo previsto iniziative di sorta. Oggi si sta in lutto e si resta in silenzio.
La vita nostra è quella dei nostri figli è completamente cambiata, la gente è depressa.
Ci sono famiglie intere che lavoravano al casino, se le autorità preposte, le istituzioni, non faranno qualcosa al più presto, finirà male”.
In relazione a quello che si sta muovendo in questi giorni, aggiunge Caterina Ferrari, “accogliamo con positività ogni iniziativa o parola di conforto, ogni confronto. Siamo disposti a tutto pur di ripartire. Ma non ci meritiamo di essere additati, come se avessimo un peccato da scontare, per il solo fatto di aver vissuto in una terra 'italiana' ma con un tenore di vita 'svizzero'.
Noi siamo lavoratori come gli altri.
È ora che alle 'aperture' seguano fatti concreti”.

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