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Salmoiraghi: 'Campione, decideranno politica e istituzioni centrali'

06 luglio 2019 - 08:43

L'ex sindaco di Campione d'Italia, Roberto Salmoiraghi, fa il punto sulle prospettive per il Comune e per il suo Casinò.

Scritto da Anna Maria Rengo
Salmoiraghi: 'Campione, decideranno politica e istituzioni centrali'

Il 27 luglio 2019 sarà esattamente un anno dalla chiusura del Casinò Campione d'Italia. Un evento drammatico e al quale non è ancora stato trovato rimedio, anche se è fortissima l'attesa per conoscere i contenuti della relazione tecnica presentata dal commissario straordinario Maurizio Bruschi e, soprattutto, quali saranno le azioni che il governo vorrà e potrà intraprendere al riguardo.
Gioconews.it ha voluto sondare l'animo e i sentimenti dei cittadini e dei loro rappresentanti. Iniziando con l'ex sindaco, Roberto Salmoiraghi.

Lei pensa che Campione tornerà mai più alla normalità, anche se diversa da prima?

"Non intendo credere che Campione non possa ritornare a uno stato di normalità. Il profondissimo e antico legame che mi unisce alla comunità campionese, alla sua realtà e alla sua storia mantengono vivo l'auspicio che Campioni torni alla propria normalità nei tempi più celeri possibili.
Questo è l'auspicio.  Quel che accadrà esattamente, però, non è allo stato di agevole previsione.
Il presente e il futuro di Campione sono attualmente nella esclusiva disponibilità delle iniziative politico-istituzionali centrali.
Per quanto non può non constatarsi con estremo rammarico che la comunità è tuttora abbandonata dalle istituzioni statali in una crisi economica e sociale senza precedenti, intendo comunque confidare nella ripresa del buon senso e nell'impegno che il Governo e Parlamento - ciascun Governo e ciascun Parlamento - assumono nei confronti della costituzione e di tutti i cittadini dello Stato, alcuno escluso.
La circostanza che quegli interventi di sostegno imprescindibili per la ripresa di Campione non siano mai stati posti in essere nonostante l'ultima amministrazione abbia comunque rassegnato le proprie dimissioni, come in sostanza richiesto senza alcuna giustificazione - e senza precedenti in un contesto pienamente democratico - dalle amministrazioni centrali, è assai amara.
In questo modo, infatti, si è ulteriormente aggravata a carico degli individui e del Paese, una situazione già estremamente critica e delicata che si è infranta, travolgendole, sulle vite della comunità campionese.
Come persona che ha avuto l'onere di lavorare nelle istituzioni al servizio della comunità, credo comunque sia necessario mantenere alto lo spirito di fiducia nelle istituzioni stesse, che è poi fiducia nei valori, nei doveri e nei diritti sanciti dalla nostra Costituzione.
Nessuno deve rinunziare a conservare fiducia e la comunità non deve essere ignorata e abbandonata dallo Stato né cessare di attivarsi al fine di sollecitare lo Stato all'assolvimento dei proprio doveri politico-istituzionali nei confronti della comunità stessa".

Un Comune che aveva un casinò in stato di dissesto, e la struttura chiusa da un anno. Com'è stato possibile?

"Le cause sono molteplici. Le dinamiche all'interno del mercato del gioco sono negli anni profondamente mutate creando non trascurabili ritenute negative sul cosiddetto gioco tradizionale.
In un contesto unico quale è quello di Campione d'Italia, sia sotto il profilo socio-economico sia sotto il profilo geografico-territoriali, tali cambiamenti hanno avuto un impatto ancor più pregiudizievole rispetto a quello proprio di altre realtà italiane.
In una simile congiuntura, poi, la gestione della casa da gioco nel corso degli anni non si è in alcun modo rivelata adeguata e ha significativamente contribuito a determinare, sino al suo consolidamento, la crisi del casinò di Campione d'Italia e, con esso, del Comune stesso (che per parte sua ha acconsentito ad aggravare la sua stessa esposizione debitoria).
Questi e altri fattori strettamente connessi, che in questa sede non è possibile esaminare nel dettaglio, hanno determinato l'attuale situazione, senza precedenti, in cui versa il Paese che ad oggi si trova ad essere una scatola vuota lasciata a se stessa".

A chi ha giovato la chiusura del Casinò di Campione d'Italia?

"Indubbiamente non può sottovalutarsi l'effetto dinamico che il fallimento del Casinò di Campione può provocare e provoca, in termini di aumento di afflusso di clientela e di incassi, a beneficio degli operatori concorrenti e, segnatamente, di quelli svizzeri. E tuttavia, fermo restando ciò, vorrei riflettere anche su un altro non meno importante aspetto. Chi ci perde? Senz'altro Campione, la sua gente e la sua storia. E però, fintantoché perdurerà il silenzio, o comunque la mancanza di soluzioni fattive da parte delle istituzioni centrali, perde anche lo Stato nei confronti dei propri cittadini".

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