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Braga (Pd): 'Campione la salvaguardia dei posti di lavoro al primo posto'

10 novembre 2018 - 10:09

La deputata del Pd Chiara Braga evidenzia la necessità di salvaguardare l'occupazione a Campione d'Italia e chiama la politica a intervenire.

Scritto da Anna Maria Rengo

Giornate difficili e d'attesa a Campione d'Italia, con il pronunciamento del Tar sulla richiesta di sospensiva della delibera che dispone la messa in mobilità di 86 dipendenti comunali che è stato rinviato al 12 novembre, e con la discussione del reclamo contro la sentenza che ha disposto il fallimento della società di gestione fissata per il 22 novembre.

A esaminare la situazione è la deputata del Pd Chiara Braga: “Nonostante la collocazione geografica peculiare data dal fatto di essere interamente circondato da territorio svizzero e di ricadere in una zona considerata area doganale della Confederazione Elvetica, motivo per il quale la moneta utilizzata dai suoi abitanti per le transazioni è il franco svizzero, il Comune di Campione d’Italia fa parte della provincia di Como e quindi della Repubblica italiana. Tutta la sua economia ruota attorno al casinò, gestito dalla società pubblica Casinò di Campione Spa, il cui socio unico è oggi il Comune di Campione d’Italia. Non dimentichiamo che la sua apertura è stata autorizzata dal Regio Decreto del 1933 proprio 'al fine principale di consentire al Comune di Campione d’Italia di conseguire il pareggio di bilancio'. Nel momento in cui quindi il Casinò con 492 occupati viene dichiarato fallito, mandando in dissesto finanziario il Comune, è chiaro che la politica non può esonerarsi dal prendere una posizione e intervenire per cercare di risolvere la situazione. L’affidamento della concessione alla casa da gioco è rilasciata dal ministero dell’Interno e il suo operato è sottoposto al controllo dello stesso ministero e di quello dell’Economia e delle Finanze”.

La deputata ricorda, ancora: “Lo scorso 3 agosto ho presentato un’interrogazione a risposta in Commissione al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, al ministro dell’Interno e a quello dello Sviluppo economico affinché si promuovesse urgentemente la convocazione di un tavolo di confronto e di trattativa con tutti i soggetti coinvolti, compresi i rappresentanti dei lavoratori, presso il ministero del lavoro e delle politiche sociali per affrontare l’emergenza occupazionale e di tenuta sociale del comune di Campione d’Italia, al fine di salvaguardare i posti di lavoro dell’ente Comune, della scuola materna e degli lavoratori della casa da gioco. Questa era ed è la priorità assoluta, perché si sta parlando di una crisi occupazionale di grande incidenza per un piccolo centro come Campione d'Italia. Purtroppo i tempi di reazione del Governo sono stati molto più lenti. Occorre inoltre ricercare ogni possibile soluzione riguardo l’affidamento della concessione della casa da gioco, al fine prioritario di consentire il proseguimento dell’attività e assicurare la continuità occupazionale”.

Che cosa ne pensa della proposta di annettere Campione alla Svizzera?
 
“Campione d’Italia è un comune della Repubblica italiana e tale deve rimanere. Anche la nostra Carta Costituzionale parla chiaro, ribadendo che l’Italia è 'una e indivisibile'. Non credo che la soluzione per Campione sia la cessione alla Svizzera, ma è evidente che c’è la necessità di una radicale riorganizzazione del rapporto tra Casinò e istituzione comunale. Mi auguro che il Governo del 'prima gli italiani' si faccia carico al più presto dell’unità nazionale e di trovare una soluzione anche allo stato di Campione d’Italia”.
 
Braga evidenzia che “la situazione di Campione d’Italia è particolare: ormai da diversi anni la crisi della casa da gioco produceva effetti sullo stato di salute del Comune. Così come in altri casi quello che va rivisto è il legame che c’è tra casinò e enti locali che ne sono proprietari. Per molto tempo i Comuni hanno fatto affidamento sulle entrate provenienti dai Casinò per raggiungere i propri obiettivi di bilancio; con la crisi del gioco questo meccanismo si è inceppato, generando come nel caso di Campione una situazione molto grave. Quello a cui si dovrebbe lavorare, in prospettiva, è separare la proprietà o almeno la gestione dei casinò dai Comuni che oggi la detengono, allargando la partecipazione anche con il coinvolgimento di operatori privati, e soprattutto definire una strategia di ristrutturazione che si inquadri in una strategia complessiva di revisione del gioco pubblico”.
 
Se i casinò, non solo quello di Campione, sono in crisi, a suo modo di vedere di chi è la “colpa”?
 
“Il gioco online, le videolottery, le sale slot e quelle per le scommesse, le lotterie istantanee sono cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi anni. Proprio in questi giorni l’Istituto Superiore di Sanità, nell’ambito dell’accordo con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in uno studio epidemiologico sul gioco d’azzardo, ha rivelato che in Italia un adulto su tre ha giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. A conti fatti si tratta di circa 18,5 milioni di persone, di cui 700mila minorenni. Bastano questi numeri sull’entità del fenomeno in Italia per far capire come un tale sviluppo abbia di fatto messo nell’angolo le case da gioco tradizionali. Ciò che è cambiato negli ultimi anni è la pervasività, l’accessibilità dell’azzardo e soprattutto la velocità della sua trasformazione. Oggi infatti l’azzardo è diffuso ovunque, non ci sono tempi ristretti, etichette da rispettare, si può scommettere praticamente su tutto, a poche centinaia di metri da casa oppure stando comodamente seduti in poltrona, basta avare una semplice connessione a internet. Inoltre il gioco virtuale consente un maggiore anonimato. Tutto questo ovviamente consente a questa particolare forma di azzardo di ampliare il ventaglio degli iscritti, a spese dei casinò tradizionali”.
 

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