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Casinò Campione, Nencini chiede l'intervento del governo

13 settembre 2018 - 07:33

Il senatore Riccardo Nencini presenta un'interrogazione sulla crisi di Campione e del suo Casinò: chiesto l'intervento del governo.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò Campione, Nencini chiede l'intervento del governo

La gravissima crisi che sta vivendo Campione d'Italia dopo il fallimento della società di gestione del Casinò e l'immediata chiusura dello stesso (lo scorso 27 luglio)  finisce all'attenzione di Palazzo Madama, con il senatore Riccardo Nencini (Psi) che, in un'interrogazione, sollecita l'intervento dei ministri dell'Interno e del'Economia, Matteo Salvini e Giovanni Tria.

Nell'interrogazione a risposta scritta, nella quale Nencini chiede ai due ministri "se e come (...) intendano affrontare la situazione", si sottolinea che "se non si sana celermente (...) l'intero territorio rischia una crisi dalle gravissime conseguenze, che solo grazie all'estrema dignità dei cittadini non si è ancora palesata in tutta la sua reale drammaticità".

Il senatore ricorda inoltre che "allo stato attuale, il Comune di Campione d'Italia, la casa da gioco, ed anche la Banca popolare di Sondrio, creditrice del Casinò, hanno presentato reclamo avverso la sentenza di fallimento; gli organi amministrativi dell'exclave, sia Comune che Casinò, sono disponibili ad incontri urgenti per fornire tutta la collaborazione possibile, per una valutazione complessiva di tutto il sistema, a fronte anche dei provvedimenti di contenimento della spesa già adottati, tale da metterlo in sicurezza per il futuro; Campione d'Italia ed il casinò municipale, quindi la sua economia, ha anche ampie ricadute negative anche sui livelli occupazionali delle vicine province di Como, Varese e Lecco". Inoltre, "seppur nella situazione del Comune di socio unico, gli introiti del casinò municipale garantiscono ancora oggi, alle province di Como, Varese, Lecco e al Ministero dell'interno determinati dividendi, nel caso in cui vengano superate certe soglie di incassi, oltre alla riscossione da parte dello Stato, della tassa sul gioco".

LA VICENDA - Nelle premesse all'interrogazione, Nencini ripercorre la vicenda, partendo proprio dalla nascita del Casinò: "Campione d'Italia (Como) è un'exclave italiana completamente circondata dal territorio svizzero; con regio decreto-legge 2 marzo 1933, n. 201, convertito dalla legge 8 maggio 1933, n. 505, in deroga alla legge nazionale sul gioco d'azzardo, veniva autorizzata l'apertura di una casa da gioco a Campione d'Italia, per garantire il pareggio del bilancio del Comune e l'occupazione; allo stato attuale la gestione della casa da gioco è, per legge dello Stato, affidata ad una società il cui socio unico è il Comune di Campione d'Italia; la stessa società è sottoposta al controllo dei Ministeri dell'interno e dell'economia e delle finanze, attraverso la nomina di 2 rappresentanti nel collegio sindacale. Inoltre la società di gestione è sottoposta al controllo di una società di revisione approvata dal Ministero dell'interno; a seguito dell'autorizzazione all'apertura di migliaia di sale slot machine, di giochi online, di lotterie varie e gratta e vinci, i casinò italiani sono entrati in crisi; anche il casinò di Campione d'Italia, a seguito della liberalizzazione di questi giochi, per la svalutazione dell'euro rispetto al franco svizzero, per l'apertura di tre casinò nel vicino Canton Ticino, ha subito una forte contrazione degli incassi".
 
In questa situazione di sofferenza, prosegue Nencini, "il Casinò di Campione, pur avendo una marginalità attiva di oltre 12.000.000 euro, non è stato più in grado di garantire, nella misura prevista, i proventi da stornare al Comune, che garantiscono per oltre il 90 per cento la copertura del bilancio; la Procura di Como in data 9 gennaio 2018, invocando il regio decreto-legge del 1933, ha chiesto il fallimento della società di gestione; a partire da questa data la casa da gioco, pur avendo ottenuto dal tribunale fallimentare un concordato in bianco, non ha potuto più trasferire proventi al Comune, che ha dovuto dichiarare lo stato di dissesto finanziario, così come ipotizzato dalla Corte dei conti con proprio atto n. Lombardia/101/2018/Prsp, nonché da tutti i rilievi che si possono verificare da altre pronunce sempre della stessa Corte dei conti, come ad esempio n. Lombardia/13/2013/Prsp, n. Lombardia/545/2013PRSP e n. Lombardia/194/2016/Prsp, con cui, in tempi non sospetti e lontani dall'attuale amministrazione, si evidenziavano tutte le criticità oggi tragicamente emerse; il piano di risanamento economico, pur essendo stato accettato da tutti i creditori, non è stato sottoscritto dalla commissaria prefettizia, nominata a seguito della dichiarazione del dissesto, per la parte di sua competenza e cioè del debito del casinò verso il Comune a tutto l'anno 2017".
 
LE CONSEGUENZE SUI CITTADINI - I fatti descritti, evidenzia Nencini, hanno "determinato notevoli conseguenze su una popolazione di circa 2.000 abitanti ed altrettanti cittadini iscritti all'AIRE, residenti nei Paesi viciniori del Canton Ticino: 500 lavoratori del casinò sono senza lavoro; 103 dipendenti comunali non percepiscono lo stipendio da 7 mesi; la sospensione di appalti vari a diverse cooperative ha lasciato senza lavoro circa altri 120 lavoratori dell'indotto; la cessazione di alcuni servizi essenziali, quali la riapertura della scuola materna; per gli altri servizi che vengono forniti da aziende svizzere, quali la raccolta dei rifiuti e la fornitura del gasolio, il Comune deve confidare nel buon cuore della vicina Confederazione elvetica; numerosi esercizi commerciali sono stati costretti alla chiusura, compresa l'edicola; molte famiglie ormai sono ridotte a livello della sopravvivenza; a fronte di ciò sia la casa da gioco, attraverso una riduzione sostanziale del costo del lavoro, che il Comune di Campione d'Italia, a seguito dell'adempimento legislativo conseguente alla dichiarazione di dissesto dell'ente pubblico, ha dovuto procedere alla dichiarazione di 86 esuberi del personale dipendente, lasciandone in pianta organica 16, numero totalmente insufficiente a svolgere qualsiasi attività peculiare per le mansioni che il Comune extradoganale ed extraterritoriale è chiamato a svolgere, in nome e per conto dello Stato centrale, basti pensare al servizio postale, ai rapporti diretti con le autorità cantonali e federali, e non ultimo alla presenza sul territorio del casinò, con quel che ne deriva, come sicurezza urbana, Polizia locale e Carabinieri in numero certamente differente rispetto a qualsiasi ente omologo di pari dimensione. Il Comune, inoltre, ha dovuto annullare una delibera con la quale venivano integrate le pensioni dei cittadini, per adeguarle al costo della vita in Svizzera, notevolmente superiore a quello italiano. Tutto questo per alleggerire il peso finanziario del complesso sistema che regola la vita economica e sociale di questo territorio".
 

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