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Mercato regolamentato, World Match in prima linea

12 giugno 2014 - 08:27

Le software house che forniscono giochi di casinò online agli operatori scendono in campo a fianco dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nella lotta ai siti ‘dot com’ e tra esse figura la maltese World Match.

Scritto da Anna Maria Rengo

 

Andrea Boratto, che ne è Executive Director, spiega: “Non conosco gli obiettivi di Adm, ma per certo i nostri differiscono dai loro. Convertire al ‘regolamentato’ gli operatori .com e cercare di limitare la diffusione di prodotti di gioco non certificati credo sia per Adm un punto molto sensibile. WM è una normale azienda e il nostro obiettivo è semplice: ampliare la base di clienti e di conseguenza i ricavi generati. L'operazione dell’Adm mira principalmente a rimuovere dal mercato gli operatori illegali che offrono prodotti di gioco spesso senza alcun tipo di licenza. Crediamo che una conversione al gioco lecito di questi operatori crei un'importante opportunità commerciale per WM poiché sul mercato italiano il numero di produttori di giochi in grado di fornire prodotti certificati è inferiore a quello del mercato .com e per numero di giochi certificati siamo sicuramente tra i primi fornitori del mercato italiano. In pratica, con la conversione al gioco regolamentato, elimineremo qualche nostro competitor e valorizzeremo il forte investimento fatto da World Match per la certificazione dei prodotti”.

Verso quali direttrici state operando congiuntamente e quali scadenze avete fissato?

“Non esiste alcuna azione tale da essere definita congiunta: in realtà stiamo percorrendo due strade diverse, ma molto vicine e parallele. World Match distribuisce i propri prodotti secondo due modalità: direttamente all'operatore e tramite i rivenditori. Nel mercato .com i modelli commerciali sono in alcuni casi esasperati e, spesso, ai normali canali ufficiali di distribuzione (diretta, o tramite rivenditori) si aggiungono degli accordi tra operatori/Skin/WhiteLabel che di fatto rendono la diffusione dei prodotti di gioco incontrollabile. Questo è un problema non solo di World Match, ma in generale di molte altre società che fanno il nostro stesso lavoro. La diffusione incontrollata è un danno commerciale enorme per WM e siamo intenzionati a contrastarla con ogni mezzo. Se tutti i nostri competitor si comporteranno alla stessa maniera, più di qualche operatore che offre i prodotti in Italia senza le dovute autorizzazioni, si troverà presto con i contenuti bloccati. A quel punto le scelte saranno due: uscire dal mercato italiano, oppure dotarsi delle autorizzazioni necessarie. Ovviamente noi (e credo anche Adm) speriamo in questa seconda ipotesi, nella conseguente ‘emersione’ dell'operatore e quindi nell'avvio della negoziazione commerciale per la fornitura ufficiale dei prodotti”.

Al momento in quale misura offrite prodotti di gioco a siti ‘dot com’ che si rivolgono a una clientela italiana, rispetto a quelli in possesso di una licenza ‘dot it’?

“Trattando prevalentemente con rivenditori, quasi sempre vediamo un dato ‘aggregato’ quindi non sono in grado di fare le dovute proporzioni, ma per certo il .it rappresenta per World Match un investimento importante e un mercato su cui stiamo puntando molto. Personalmente ritengo che l’operazione di ‘conversione’ non impatterà negativamente sulle revenue anzi, al contrario mi aspetto che nel medio termine si riveli una buona opportunità per tutti i soggetti coinvolti”.

Quali sono gli auspici riguardo l’allargamento di questa collaborazione anche ad altre software house?

“È fondamentale che questa operazione sia sviluppata anche dagli altri grandi fornitori presenti nel mercato italiano. La condizione ‘metà del guado’ è quella più pericolosa ed è da evitare in tutti i modi. Qualche nostro competitor ha interessi ben più forti di noi nel mercato .com, ma anche per loro la scelta sarà pressoché obbligata: l'alternativa è optare per una strategia di verso opposto, ossia l'uscita da tutti i mercati regolamentati”.

Cosa vi aspettate dal legislatore per rendere più appetibile l’offerta dei casinò ‘dot it’, per esempio per quanto riguarda la liquidità internazionale?

“Non offriamo prodotti di Poker, Bingo, o similari pertanto per noi il problema della liquidità condivisa è del tutto marginale. Per certo in Italia il time-to-market dei nuovi prodotti da noi realizzati è drammaticamente lungo e oneroso. Auspichiamo pertanto uno snellimento delle procedure di certificazione a carico del concessionario e possibilmente un riconoscimento ufficiale della figura del Provider di giochi. Questi semplici accorgimenti potrebbero garantire agli operatori maggior dinamicità nell'adattare l'offerta di gioco alle richieste dei giocatori. La procedura di certificazione richiesta dalla normativa italiana è molto valida, ma alcune ridondanze sono a mio avviso superflue e potrebbero essere eliminate. Potrebbe essere utile anche una normalizzazione dei prezzi di ‘certificazione’, un po' come accade a Malta, dove le tariffe dei certificatori sono decise e imposte dal Lotteries and Gaming Authority”.

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