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Parigi o cara!

04 giugno 2020 - 11:18

Viaggio nella capitale francese, tra club ancora chiusi, mentre i casinò hanno riavviato slot e giochi meccanici.

Scritto da Giuseppe Testi
Parigi o cara!

A pochi passi dall’Avenue des Champs-Elysées a Parigi, una delle strade più famose del mondo, circa due anni fa, esattamente il 26 aprile 2018, il primo Club di gioco della capitale francese ha aperto le sue porte. Come molti sanno, anche se in Francia ci sono circa 200 casinò, a Parigi sono vietati. Tuttavia, nella capitale esistevano già dal 16° secolo dei circoli, les Cercles de jeux. Quando nel 1907, lo Stato francese, attraverso una legge apposita, ha stabilito le regole per l’apertura dei casinò, Parigi ne è rimasta esclusa, nessun casinò poteva aprire a meno di 100 km di distanza dalla capitale. I circoli sono rimasti; non sono però autorizzate le slot-machine, né la roulette o il black-jack. Si giocava quindi a baccarà e a diverse varianti di poker.

Fino al 2013 esistevano una quindicina di circoli, in cui gli appassionati di gioco che non avevano voglia di fare chilometri per andare in un casinò, potevano tranquillamente trovare di che divertirsi. Ambienti più raffinati o più popolari, ce n’era per tutti i gusti. E i soldi giravano, in gran quantità. I circoli, per il loro statuto giuridico, non subivano gli stessi controlli dei casinò, dove una regolamentazione molto rigida non ha mai permesso deviazioni dalla retta via.

Dal 2013 al 2016 quasi tutti i circoli parigini sono stati chiusi dalla Polizia dei Giochi, svariate attività illecite sono state contestate ai dirigenti e ad alcuni impiegati. Perquisizioni, sia nei locali dei circoli, come anche nelle abitazioni private, sono state effettuate; spesso sono state trovate ingenti quantità di denaro, di cui i proprietari non hanno saputo dare valide spiegazioni per giustificarne una lecita provenienza. Conclusione: porte chiuse e tutti a casa, e per qualcuno, anche dietro le sbarre, anche se per brevi periodi. I giocatori, se volevano continuare a cercare l’adrenalina nel tenere in mano le carte, dovevano andare un po’ più lontano.

Un vuoto si è creato, come quando togli ai bambini tutti, o quasi, i loro giocattoli preferiti. La tristezza ha preso il posto del piacere di giocare. In questi ultimi anni, molte strade di Parigi hanno visto persone disperate, non perché non avevano un lavoro o una casa, ma perché non potevano più passare i loro pomeriggi, o notti intere, sedute ai tavoli da gioco. Scherzo naturalmente, penso che i milioni di turisti che visitano Parigi con le loro famiglie, non conoscevano nemmeno l’esistenza di questi luoghi. Ma siccome noi parliamo di gioco, noi sì ne siamo interessati.

Volete sapere, miei cari lettori, come la storia è andata a finire? Parigi triste per la chiusura dei circoli, si aspettava che qualcosa cambiasse. Non sappiamo chi si sia mosso, quali manovre siano state messe in atto per poter tornare, se non come prima, almeno ad una nuova situazione che permettesse ai patiti del gioco di soddisfare le proprie voglie.

E fu così che un bel giorno di maggio, esattamente il 9 dell’anno domini 2017 d.C., un decreto fu emanato, per autorizzare l’apertura di nuovi luoghi di gioco nella capitale. Però termini e regole vennero modificate. Non si parla più di circoli, ma di club, termine più moderno e al passo con l’evoluzione del settore del gioco d’azzardo. Data di entrata in vigore del decreto: 1° gennaio 2018. Abbiamo dovuto aspettare ancora qualche mese, pratiche burocratiche, autorizzazioni e controlli dei luoghi, dei dirigenti, degli impiegati.

A fare domanda di autorizzazione per gestire i nuovi club di gioco, sono stati soprattutto i grandi gruppi che gestiscono in larga parte i casinò francesi. I primi dossier sono cominciati ad arrivare sui tavoli del Ministero degli Interni, per avere l’autorizzazione necessaria. Nel frattempo, i probabili candidati a spartirsi la torta del gioco parigino, si sono dati da fare per cercare dei locali idonei, e al tempo stesso, hanno cominciato a reclutare gli impiegati, qualcuno dietro i tavoli deve pur starci, e non solo i croupier, ma anche gli ispettori, i capisala, i camerieri, gli addetti alla sicurezza e ancora altri.

Il primo gruppo che è riuscito in questa nuova corsa all’oro, è stato il Gruppo Tranchant, forte dei suoi 16 casinò disseminati sul territorio d’Oltralpe, è riuscito in pochi mesi, dopo aver ottenuto il via libera ministeriale, a preparare uno dei luoghi più prestigiosi e di gran classe della capitale. E proprio quel 26 aprile di due anni fa, alle ore 18 in punto, le porte del Paris Elysées Club si sono aperte, permettendo ad un gran numero di giocatori, di poter aspirare a quel tanto agognato posto al tavolo verde.

Personalmente ho avuto il piacere e l’onore di far parte di coloro presenti quel giorno all’apertura del prestigioso club. In qualità di direttore di sala di un casinò facente parte dello stesso gruppo, mi è stato chiesto di dare una mano, insieme ad altri colleghi provenienti dai vari casinò del gruppo, ai responsabili del nuovo club, per poter rispondere al meglio alle aspettative della clientela e della Direzione. Per una quindicina di giorni sono rimasto a Parigi, ed è stato per me un nuovo debutto, come quando più di vent’anni fa, ho iniziato la mia avventura nel mondo del gioco. Questa volta però è stato un po’ diverso; forte della mia esperienza, pur nella fatica delle tante cose da fare e delle ore passate a controllare che tutto si svolgesse nel migliore dei modi, mi sono divertito molto, è stato di nuovo realizzare un sogno. E nei momenti di riposo, non siamo macchine ne abbiamo bisogno tutti, ho potuto approfittare di una passeggiata sotto la Torre Eiffel, o di una pizza sugli Champs-Elysées. La pizza era un po’ cara, ma state tranquilli, sono stato remunerato per questo mio piccolo contributo all’opera.

Devo dire che sia gli impiegati, come anche i clienti, sono stati molto gentili con me e con gli altri colleghi. Ma chi lo ha detto che i parigini hanno la puzza sotto il naso? Ogni mondo è paese, e poi ci accumuna il piacere del gioco, anche se non siamo tutti dalla stessa parte del tavolo. E se qualcuno si arrabbia perché ha perso troppo, che sia in provincia o al centro della città più bella del mondo, con un sorriso e una coppa di champagne offerta, torna la tranquillità e la voglia di continuare a perdere, ooops a giocare.

Ma tutte le belle avventure hanno una fine. E come il pilota del porto, che porta la nave in mare aperto, per poi lasciarla nelle mani del comandante e dell’equipaggio, così anche noi, io e i miei colleghi, non appena passati i giorni più complicati, quando l’equipaggio del club poteva proseguire senza il nostro aiuto, ce ne siamo tornati a casa, contenti della tranquillità delle città di provincia, e di ritrovare la vita di famiglia. Però quelle passeggiate sulla Senna, e il vociare della clientela asiatica al tavolo del punto e banco, un po’ mi mancano, se ci ripenso.

A proposito, non vi ho parlato dei giochi: dato che la roulette non è autorizzata, il poker fa la parte del padrone, con le sue varianti del Tre carte, lo Stud, l’Ultimate, e il Poker 21, che è un misto di black-jack e poker. E poi gli immancabili Texas e Omaha. Come già detto, molti sono i tavoli di Punto e Banco, il gioco amato da James Bond, e dai giocatori cinesi, assidui frequentatori del club.

Nel corso del 2019 altri 6 club si sono aggiunti: l’Imperial Club, nel quartiere cinese, il Club Montmartre, il Circus Club del gruppo belga Ardent, il Club Barrière Paris, e il Joa Royale e il Club Berri. Fra pochi giorni è prevista l’apertura di un ottavo club: il Club Pierre Charron, facente parte di un gruppo monegasco.

Sicuramente ci sarà una bella concorrenza, ogni club avrà il suo bel da farsi per accaparrarsi la clientela, con offerte irresistibili, sale lussuose e accoglienti, impiegati impeccabili per la loro cortesia e professionalità, offerte di gioco sempre più innovanti: tornei di poker, tavoli riservati ad una clientela Vip, spettacoli, inviti ad eventi particolari.

Anche se ognuno avrà una fetta, sicuramente la torta è grande, e tutti saranno soddisfatti, esercenti, clienti e impiegati, questi ultimi se saranno bravi a farsi dare delle belle mance. Perché, non dimentichiamolo, vivere a Parigi, costa un po’.
Ma se ci andate per lavoro, o per un romantico weekend, non dimenticate di passare una serata in un Club di gioco: e se siete fortunati, vi sarete pagati il viaggio. In bocca al lupo, o meglio, bonne chance!

In questo particolare momento, mentre scrivo, tutti i club di Parigi sono chiusi a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, mentre dal 2 giugno sono tornate in funzione le slot e i giochi meccanici dei casinò. Mi auguro, cari lettori, che stiate programmando un volo per Parigi, per un weekend romantico con la fidanzata. “Tesoro mi porti sugli Champs-Elysées stasera?” “Certo, amore, ti porto in un localino bellissimo, vedrai ti piacerà.” “Che bello, almeno per una sera pensi solo a me, e non a quella coppia d’assi che non ti arriva mai fra le mani.”
Ah Parigi la capitale dell’amore!

 

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