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Casinò: diversificazione sì, ma non basta

09 febbraio 2019 - 04:17

La diversificazione dell'offerta è una componente del rilancio dei casinò, ma servono anche altri basi di tipo normativo.

Scritto da Mauro Natta

Non mi pare una assoluta novità la convinzione che l’offerta dei casinò italiani debba ricorrere urgentemente a una seria diversificazione. Mi sono inoltrato più volte nell’argomento e con pochi riscontri; ma non me ne rammarico.
Sicuramente non è la prima volta che una strada simile viene intrapresa; se poniamo mente al 25 agosto del 1999 possiamo ricordare l’apertura del Casinò di Ca’ Noghera. La meravigliosa visione del futuro delle case da gioco in Italia consentì a Gianni Corradini di portare al primo posto per quanto ad introiti e presenze Venezia. Ed ancor prima con l’introduzione dei giochi americani a Saint Vincent 1981.

Certamente l’aver compreso che l’azzardo non era solo e semplicemente la voglia di gioco ma anche di divertimento permise una saggia trasformazione dell’offerta quasi ad anticipare la corretta esigenza di adeguare l’offerta alla domanda.
La crisi o il minor interesse per i giochi tradizionali, molto probabilmente, ha permesso la continuità, per quanto possibile, della clientela d’élite a Ca’ Vendramin e l’incremento dei proventi; Ca’ Noghera è nata per soddisfare specifiche richieste prima che queste trovassero accoglimento oltre confine.

GLI ESEMPI D'ANNATA - È necessario andare indietro di qualche anno per trovare che la diversificazione non è una assoluta novità. Parlo di Saint Vincent dove si svolgeva la premiazione delle Grolle d’oro, il festival della canzone estiva, gli incontri gastronomici, le sfilate di moda ed altro ancora.
I tempi sono cambiati, le possibilità economiche da riversare nel superfluo sono drasticamente diminuite, la probabilità di aprire alcuni tavoli di chemin de fer è sempre più rarefatta (meno male che c’è il punto banco), il rischio di impresa si presenta con maggiore insistenza, la concorrenza del gioco online si fa sentire e quella del gioco di Stato non è da meno.
Dobbiamo però dire – almeno così mi sembra corretto – che la crisi finanziaria iniziata nel 2007 è stata la causa regina di un continuo calo delle risorse che le case da gioco introitano.

LE BASI DELLA RIPRESA - Una sola certezza mi sento di manifestare e cioè che non è la diversificazione l’inizio della ripresa del settore; è necessario, in primis, porre le basi normative, economiche e contrattuali per definire la tipologia gestionale e la problematica costi e ricavi.
Mi sembra logico pensare che senza una solida base è difficilissimo ricorrere ad una seria programmazione, più che altro durevole.

 

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