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Operatore a Putin: 'Non chiuda zona gambling di Azov-City!'

12 ottobre 2017 - 11:05

Un operatore russo di gioco ha scritto una lettera al presidente Vladimir Putin per chiedergli di non chiudere la zona gambling di Azov-City.

Scritto da Gt
Operatore a Putin: 'Non chiuda zona gambling di Azov-City!'

Con una lettera aperta, Maxim Smolentsev, direttore di Cjsc Shambala, che gestisce il casinò Shambala ad Azov-City e che ha appena annunciato i suoi progetti per costruire una nuova struttura in quella di Primorye (vicino Vladivostok), chiede al presidente russo Vladimir Putin di non chiudere la zona gambling di Azov-City e di non mandarlo in Siberia.

Ai tre casinò della zona, che si trova nella regione sudoccidentale della Russia di Krasnodar Krai, è stato ordinato, l'anno scorso, di chiudere i battenti a partire dal prossimo 1° gennaio, così da consentire a Putin di aprire una nuova zona di gioco, a Sochi. In realtà, più che un ordine di chiusura si trattava di un estensione del vigente permesso di operare, visto che in precedenza era stato loro imposto di chiudere entro aprile 2015. L'anno scorso, il direttore del Shambala aveva affermato che sospettava che questo ultimo ordine di chiusura poteva anche non essere stato scolpito nella pietra. Ma aveva torto, almeno sinora.

La Duma russa ha infatti approvato la legge con cui si chiede ai casinò di Azov-City di chiudere come previsto. E a Smolentsev è rimasta come ultima opzione quella di rivolgere un appello pubblico a Putin. Nella lettera, si ricorda al presidente russo che la chiusura porterà alla perdita del posto di lavoro per 2mila russi e che nelle casse del governo locale andranno a mancare entrate fiscali pari a 6,9 milioni di dollari. Smolentsev insiste dunque sul fatto che il “caro Vladimir Vladimirovich” non ha bisogno di questa “esplosione sociale del territorio di Krasnodar”.
Secondo Smolentsev non ci sono “ragioni intelligenti” per chiudere i casinò di Azov-City e lo Stato sta conducendo “un gioco veramente disonesto”. Gli investitori di Azov-City otto anni fa “sono stati ingannati” da funzionari statali che avevano promesso che la zona gamblig sarebbe rimasta “per cinquant'anni”.

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