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Processo Casinò Campione, una vicenda che parte da lontano

14 febbraio 2022 - 17:07

In vista del processo che chiamerà in causa anche la gestione del Casinò Campione, ecco una ricostruzione degli eventi e dei conti nel corso degli anni.

Processo Casinò Campione, una vicenda che parte da lontano

Dopo la vicenda relativa ai finanziamenti accordati dalla Regione Valle d'Aosta alla società di gestione del Casinò di Saint Vincent, con la sentenza della Corte dei Conti che è ora oggetto di ricorso sia in Corte costituzionale che in Corte di Cassazione, il prossimo 12 aprile inizierà un secondo processo che chiama direttamente in causa un casinò nazionale, quello di Campione d'Italia. Una vicenda certamente complessa, della quale Gioconews.it si occupa da anni e che ora cerca di ricostruire, tenendo conto delle informazioni acquisite in tutti questi anni.

LA PERFORMANCE DI MERCATO – Analizzare le quote di mercato è senz'altro la ricostruzione più semplice. Dati alla mano, infatti, dal 2010 la Casa da gioco campionese ha visto crescere la sua quota, anche grazie all'apertura della nuova sede avvenuta nel maggio del 2007, fino a raggiungere, anche nel 2017, una leadership di mercato che è poi calata nel 2018, anno che si era aperto, a gennaio, con la richiesta di fallimento infine accolta dal tribunale di Como, il 27 luglio.

I CONTI – La principale operazione di riduzione dei costi (prima di quella contenuta nel piano di continuità) è consistita nella riduzione del personale (210 dipendenti) avviata nel 2012 e sfociata in un accordo sul “taglio” dell’orario di lavoro che ha comportato la riduzione del costo del personale dai precedenti 80 milioni ai 53 milioni di franchi, una cifra incidente al 47 percento sul fatturato complessivo.
Grazie all'orario ridotto, gli oltre 660 dipendenti del 2007 erano diventati, nella sostanza, pari a meno di 400.

Ma nonostante questa robusta riduzione dei costi, nel periodo dal 2010 sino alla chiusura del 2018, come citato nel precedente editoriale, il Casinò Campione d'Italia ha subìto un incremento di costi di oltre 100 milioni di euro, dovuto in gran parte al deterioramento del cambio tra euro e franchi e che a sua volta è stato il principale responsabile della creazione del debito di 130 milioni di euro.
Questo deterioramento è stato fatto noto al governo e al legislatore che già nei 2015, a fronte di un ulteriore calo del cambio, hanno previsto con legge ordinaria dei contributi ad hoc, sino alla legge del 2017, che prevede un sostegno fino a 10 milioni di euro annui, decisivo anche per l’attuale stabilità economico-finanziaria del Comune, che ha potuto rivedere al ribasso il “quantum” da richiedere al Casinò, avendo ridotto dell’80 percento, dopo la dichiarazione di dissesto, l’organico comunale.

Nonostante il calo dell'euro, anche nell’anno 2017 l’Ebitda, al lordo di imposta sugli intrattenimenti e del contributo al Comune) del Casinò era comunque oltre i 20 milioni di euro, come si evince dal piano in continuità, mentre lo Stato già da inizio 2016 e sulla base della legge del 2015 aveva fatto versare nelle casse del Comune 8/9 milioni di euro.

IL PERCORSO GIUDIZIARIO – Alle vicende economiche e finanziare fanno pendant quelle giudiziarie. A dare il via, era il 2012, una dipendente del settore Personale, che aveva denunciato l'allora amministratore delegato Carlo Pagan per minacce, vicenda conclusa con l'assoluzione dell'Ad, mentre in precedenza un altro dipendente aveva patteggiato per un'aggressione compiuta contro l'Ad durante i disordini legati al procedimento di licenziamento collettivo sfociato nell’accordo di riduzione dell’orario di lavoro del personale.

Facciamo un salto in avanti nel tempo e arriviamo al blitz della Guardia di Finanza del gennaio 2015, nell'ambito di un'inchiesta che prevede una decina di accuse e che coinvolge sempre Pagan, ma anche il direttore giochi e altri dipendenti e collaboratori esterni. Nel procedimento sembra presente anche un “informatore confidenziale”, probabilmente interno all’azienda. Il “Corriere della Sera” parla addirittura di “corvo”, Il clima è evidentemente tesissimo. A dicembre interviene l’archiviazione per tutti i capi d’accusa su richiesta del sostituto procuratore.

Una breve pace: agli inizi del 2016, a pochi mesi dall’archiviazione dei precedenti procedimenti, nuova accusa contro l'Ad da parte dei consiglieri comunali di minoranza Roberto Salmoiraghi e Alfio Balsamo, che utilizzano la lettera di una dirigente comunale per i mancati versamenti del Casinò al Comune, anche se nel procedimento non si evince alcuna messa in mora per quei versamenti . Tale denuncia porta alla riapertura del procedimento del 2015 per peculato (una delle accuse precedentemente archiviate) e questa volta viene indagato anche il segretario generale Giampaolo Zarcone.

Per due volte la Corte di Cassazione interviene sulla vicenda, concludendo nel 2018 che il reato di peculato non si può prospettare per Pagan e Zarcone e decidendo per l’annullamento di tutti i sequestri.

Tuttavia, la denuncia di Salmoiraghi e Balsamo innesta una corposa inchiesta da parte della Procura di Como che porta al rinvio a giudizio di 17 persone, compresi gli stessi Salmoiraghi e Balsamo.
Nel frattempo procede l’inchiesta per fatti del comune: principalmente per i rapporti Casinò/Comune (in particolare la mancata azione contro il Casinò per i crediti vantati); per fatti di amministratori: che avrebbero perseguito interessi personali; per fatti del casinò: che avrebbero valutato non correttamente il valore degli asset dell’azienda. La denuncia è dei curatori fallimentari, nominati e poi cessati con il ritorno “in bonis” dell’azienda.

Si arriva a giugno 2021, con la sentenza del Gup che praticamente dimezza le imputazioni e che proscioglie Angelo Palma, consulente amministrativo del Casinò e redattore dell’impairment test necessario per valutare la “capienza” patrimoniale della società, che aveva dato esito positivo, confermando la presenza di “patrimonio” bastante alla continuità dell’azienda,
Nel luglio 2021 la Procura impugna la sentenza del Gup alla Corte d’Appello di Milano, che non ha ancora fissato però l’udienza.
Una vicenda che si intreccia all'altro complesso percorso giudiziario, ovvero il fallimento della società, infine annullato dalla Cassazione e che vivrà il proprio momento decisivo il 30 marzo con l’eventuale e auspicata omologa del piano in continuità da parte dei creditori, dopo che il tribunale di Como lo ha ammesso.

 

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