Se il settore del gioco cosiddetto "pubblico" sembra avere subito qualche contraccolpo dall'introduzione dell'obbligo di esibire il green pass per accedere alle sale, in vigore ormai dal 6 agosto scorso, un discorso analogo non sembra valere per i casinò. Complice probabilmente il fatto che si tratta di sale di grandi dimensioni, con tanti dipendenti e da sempre abituate a registrare i clienti, visionare un documento in più non è poi stato questo grosso cambiamento, non solo da parte aziendale, ma anche da parte, appunto, della clientela, già solita a tirare fuori la carta di identità.
Certamente, i conti si faranno a fine mese, il secondo consecutivo di piena operatività delle tre case da gioco, ma pare di poter prevedere che, se oscillazioni negli incassi e negli ingressi ci saranno, non sarà questo il motivo predominante. Piuttosto, appunto, c'è da vedere e da studiare come si assesterà il mercato, che ha conosciuto un bel guizzo a giugno e più ancora a luglio, quando le location di gioco terrestre hanno finalmente potuto riprendere le attività, dando risposte a una clientela che, magari parzialmente dirottata online, aveva comunque fame e voglia di intrattenerso in maniera "fisica", e non filtrata attraverso uno schermo, per quanto performante e realistico possa essere quello che appare sotto lo schermo.
Ma appunto: come cambierà la società, l'intrattenimento, il gioco in senso puro, sarà il tempo a dircelo. Una variabile che a sua volta dipenderà da quella sanitaria e dalle misure che dovessero essere ulteriormente adottate per fronteggiare una ancora non debellata emergenza pandemica.
In questi mesi di riaperture, ciascuno in più e diversi campi, abbiamo potuto riscontrare che molte abitudini e modi di essere/fare che si credevano strutturali e immutabili, sono stati invece oggetto di modifiche, parziali o totali, e dunque, anche per quanto riguarda il gioco, la forma che esso assumerà si presenta quanto mai cangiante e non del tutto definibile. L'importante è che i casinò abbiano consapevolezza che le sfide sono tutt'altro che finite e superate, e che i buoni risultati di luglio vanno contestualizzati e non presi come l'indicatore primo e ultimo del fatto che la crisi è ormai alle spalle, e che comunque la pandemia ha accelerato il processo di una migrazione verso l'online che era già in corso e che stava già determinando un nuovo assestamento del mercato.