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Casinò, in cerca di futuro e non solo di ristoro

04 gennaio 2021 - 11:35

Il 2021 inizia all'insegna dell'incertezza per i casinò italiani e le loro proprietà.

Scritto da Anna Maria Rengo

Incassi dei casinò più che dimezzati nel 2020. Questo il "fatto" che deve essere preso in considerazione dal Governo Conte 2, in questi giorni di inizio anno alle prese con la difficili decisioni da prendere circa il futuro delle misure prese per fronteggiare il Covid-19, anche alla luce che è finalmente iniziata la campagna vaccinale e che dunque c'è almeno la prospettiva del ritorno alla normalità, certamente non nel brevissimo periodo che tutti auspicheremmo.

Diversi ministri hanno già ammonito che non è tempo di abbassare la guardia, e anzichè un allentamento, dopo queste feste natalizie che volgono al termine, si prospettano altri "paletti", anche alla mobilità, per scongiurare il rischio di una terza ondata di contagi. Tuttavia, una cosa è certa: le attuali restrizioni stanno mettendo a serissimo rischio la sopravvivenza di numerosissime attività economiche e commerciali. Probabilmente i casinò non figurano tra esse, vista la loro dimensione e visto che hanno delle proprietà pubbliche alle spalle, ma certamente questa inattività forzata sta mettendo in serissima difficoltà le casse non solo delle società di gestione, ma anche degli enti di riferimento, e deve essere fronteggiata.

Sicuramente, questa una delle proposte che le tre proprietà (Regione Valle d'Aosta e Comuni di Sanremo e di Venezia) hanno messo nero su bianco, c'è l'esigenza di ristori ad hoc, ma questa politica presenta degli evidenti limiti, non fosse altro per l'impossibilità dello Stato di indebitarsi a tempo indeterminato. Si deve anche cominciare a pensare alla riapertura delle attività che sono chiuse, altrimenti il sistema non potrà più reggere molto a lungo, anche dal punto di vista dello Stato, "costretto" a intervenire per sostenere le attività che esso stesso ha obbligato a chiudere. E nel caso appunto dei casinò, si pone anche l'esigenze di ristorare le loro proprità, che hanno aperto delle strutture e ne sono proprietarie in virtà di deroghe al codice penale che vieta l'esercizio del gioco d'azzardo e che le posseggono con ben precise finalità, tra cui creare occupazione, sviluppo e sostenere le casse pubbliche.

Sinora il tema "gioco" è rimasto abbastanza sullo sfondo, per quanto riguarda il dibattito pubblico e politico sulle sulle riaperture delle attività: si è puntata l'attenzione su bar e ristoranti, ma è tempo di prendere in considerazione tutti i settori, dalle palestre alle piscine, dai cinema alle sale giochi, partendo dai dati, "finalmente" disponibili essendo terminato il 2020, su quanto il duplice lockdown, unito alle limitazioni nel periodo di riapertura, sono costati in termini economici. Il conto è spaventoso, e richiede risposte e decisioni che non siano ideologiche (tipo: il gioco è "cattivo" e dunque riapriamolo per ultimo) ma pratiche, economiche e caratterizzate da ragionevolezza e prudenza dal punto di vista sanitario.

 

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