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La difficile riapertura dei casinò

23 novembre 2020 - 15:47

Il 3 dicembre si avvicina, ma non c'è ancora alcuna certezza su quando i casinò potranno ripartire.

Scritto da Anna Maria Rengo

Non mancano più tantissimi giorni al 3 dicembre, quando scadranno le disposizioni previste con il Dpcm che ha imposto a sale giochi, bingo, scommesse e casinò di chiudere i battenti. Ma purtroppo non c'è ancora alcuna certezza su quando tali location potranno riaprire: se sarà dal giorno successivo o più tardi, e se ciò avverrà congiuntamente o in maniera differenziata per i casinò, in considerazione della loro natura pubblica, del loro assoggettamento al Viminale e della differente tipologia organizzativa e di offerta di gioco.

Certamente, la preoccupazione è palpabile e, al di là delle pressioni che si possono fare nei vari ambiti politici locali o nazionali, è evidente, come precisato dallo stesso sottosegretario all'Economia con delega al gioco, Pier Paolo Baretta, che una decisione in proposito "non è isolabile dalle decisioni più generali". Parole di saggezza, dalla quali si evince che gli scenari sono tuttora tutti spalancati, dipendendo pure dall'andamento dei contagi, la cui curva epidemiologia sta tendendo ad appiattirsi, ma senza finora imboccare quella decisa discesa che potrebbe far tirare un ragionevole sospiro di sollievo.

La possibilità che dunque il 4 dicembre i casinò possano non aprire ancora è concreta, e preoccupa fortemente società di gestione, proprietà (peraltro alle prese con la predisposizione dei bilanci di previsione 2021) e dipendenti. E certamente, fa paura anche il fatto che a Natale, periodo tradizionalmente ottimo per i casinò, gli stessi possano restare chiusi, o funzionare con orari e capacità ridotti. Fermo restando che la loro attività e redditività dipende anche, e fortemente dalla possibilità di spostamenti tra comuni e regioni, rivolgendosi essi, principalmente, non a una clientela locale. Quindi, anche a volerli riaprire, c'è da capire se la gente avrà possibilità di potervisi recare. Insomma, uno scenario decisamente complesso, con decisione da prendere che, dice bene Baretta, non sono isolabili l'una dalle altre.

Sicuramente, un'azione congiunta dei tre casinò italiani, come proposto dall'assessore alle Partecipate della Regione Valle d'Aosta Luciano Caveri, potrebbe essere utile, se non altro, ad accendere i riflettori sulle peculiarità delle tre aziende, se non in vista di una corsia preferenziale per la loro riapertura, almeno per evidenziare le necessità di "ristori" che vadano a interessare anche i Comuni di Venezia e di Sanremo, oltre che, appunto, della Regione cui fa capo il Saint Vincent Resort & Casino. Il danno che il duplice lockdown ha portato alle casse (pubbliche) dei tre enti è infatti milionario, ciò indipendentemente dalle valutazioni che possono essere fatte sull'utilità e necessità di chiudere i casinò, come del resto tutte le altre location di gioco legate e autorizzato dallo Stato.

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