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Casinò e riaperture, l'improbabile attesa dei governatori

18 maggio 2020 - 10:46

Anche se in via teorica i casinò potrebbero aprire in virtù di norme regionali, difficile che i governatori decideranno la linea dura contro il Governo.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò e riaperture, l'improbabile attesa dei governatori

Qualcuno, in particolare a Sanremo, ci sperava. Altri, in particolare a Saint Vincent dove senza mobilità tra le regioni ci sarebbe ben poco margine di business, si erano messi con il cuore in pace, ad aspettare almeno il 3 giugno. Altri, in particolare a Venezia, stavano ipotizzando una riapertura a ranghi ridotti, solo nel fine settimana a solo a Ca' Noghera, attirandosi le ire dei sindacati.

A mettere le parole "fine, o quasi" è arrivato il Dpcm del premier Giuseppe Conte, pubblicato in Gazzetta e che entra in vigore il 18 maggio, e che esclude espressamente sale giochi, bingo e scommesse dalla Fase 2 bis che prende il via da questa data e con la quale, appunto, si riapre quasi tutto. Esse, case da gioco comprese, dovranno aspettare almeno fino al 14 giugno, e poi si vedrà che cosa succederà, anche sulla base dell'andamento epidemiologico.

Il fatto che il Governo abbia voluto mettere un punto fermo, escludendo espresssamente le location di gioco dalle attività che possono riavviarsi, ha gelato molti, soprattutto chi pensava che il proprio governatore fosse pronto a emettere un'ordinanza che autorizzasse la riapertura del "suo" casinò di riferimento, cosa che peraltro sarebbe stata abbastanza difficile da fare continuando a escludere le altre location di gioco, pur se "private" (per modo di dire, visto che operano in virtù di concessioni statali). C'è tuttavia da ricordare che i Dpcm sono atti amministrativi, impugnabili di fronte al Tar, mentre leggi regionali sono di rango, giuridicamente parlando, superiore, e impugnabili solo di fronte alla Corte costituzionale. Volendo, si potrebbe fare una legge regionale che deroghi la sospensione disposta con un "semplice" Dpcm, e autorizzare la riapertura di casinò e/o di sale giochi, scommesse e bingo. Ciò detto, pare altamente improbabile che i governatori delle tre regioni direttamente interessate (quello della Valle d'Aosta in maniera particolare, visto che il Saint Vincent Resort & Casino è di proprierà della Regione, e proprio in quelle casse pubbliche finiscono il 10 percento dei suoi proventi di gioco) vogliano imbarcarsi in una guerra che troverebbe ben poco consenso pubblico e che, se fosse condotta al "solo" scopo di riaprire i casinò, escludendo le altre location di gioco, alimenterebbe ulteriori divisioni e polemiche.

Lo scenario più probabile è dunque che a livello locale si decida di aspettare le decisioni governative, magari, nel frattempo, attrezzandosi con un protocollo sanitario unico, da redigere a livello nazionale, cosa che finora i tre casinò non hanno fatto, preferendo andare ciascuno per proprio conto e con diverse velocità, tant'è che l'unico realmente pronto a ripartire, se fosse autorizzato in tal senso, è quello di Sanremo.

 

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