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Il tempo della responsabilità e dei sacrifici

09 marzo 2020 - 12:06

Tutti i casinò italiani chiusi per fronteggiare l'emergenza Covid-19, ma serve l'impegno di tutti per tornare alla normalità.

Scritto da Anna Maria Rengo
Il tempo della responsabilità e dei sacrifici

Uno aveva chiuso il 27 luglio del 2018, e per motivi che nulla hanno a che vedere con l'attualità. Gli altri tre, in ottemperanza del Dpcm dell'8 marzo, hanno serrato i battenti il giorno stesso della sua firma, come tutte le altre location di gioco italiane.

Una pagina "storica", nella sua drammaticità, per i casinò italiani, e che naturalmente trova un piccolo spazietto nella pagina complessiva del dramma che l'intero Paese sta vivendo. Un'emergenza sanitaria innanzitutto, oltre che, gravissima, dal punto di vista economico, dalla quale i tempi di ripresa saranno lunghi, tanto più che, secondo i più realisti/pessiisti, non è stato ancora toccato il punto più basso. C'è da sperare, ora che il numero dei contagi è tuttora in crescita, che gli effetti delle misure restrittive varate dal Governo inizieranno a dare i loro effetti positivi nei prossimi giorni, e che ora si sia "pagando" per i contatti avvenuti in circostante passate, e che ora non sono replicabili.
Certamente, per i casinò italiani, questo rappresenta un colpo durissimo, inaspettato e imprevedibile, e si stanno ancora in questi giorni prendendo le opportune decisioni per fronteggiare i problemi più urgenti, su tutti il trattamento economico dei dipendenti che dovranno stare a casa almeno fino al prossimo 3 aprile.

Resta da capire, infatti, se si interverrà soltanto a livello aziendale, in un primo momento ricorrendo alle ferie, o se sarà necessario un intervento da parte del'Inps, delle proprietà e dello Stato, questo in una situazione in continuo divenire e nel quale il 3 aprile sembra un orizzonte temporale lontanissimo, nel raggiungimento del quale tutto può accadere.

Certamente, c'è da riflettere anche su quanto a livello singolo ciascuno può fare per concorrere a risolvere o, perlomeno, non aggravare l'attuale emergenza. Questo è il momento in cui il comportamento individuale, dalle grandi alle piccole scelte, poò fare la differenza. Grande scelta, per esempio, è se dare o non dare alla stampa l'anticipazione di un decreto in fase di emanazione, sapendo che ciò scatenerà un fuggi fuggi generale, se pubblicarlo o meno, se darsi, appunto, al citato fuggi fuggi. Piccola scelta è se optare per una passeggiata all'aria aperta oppure per una festa accalcata, se tenere la distanza di sicurezza o continuare a baciare e abbracciare i propri amici e parenti.

Sicuramente, la maggior parte dei gesti quotidiani, quelli dettati di solito dalla normalità e dalla spontaneità, sono ora diventati oggetto di riflessione e devono essere così trattati.
Altrettanto sicuramente l'obiettivo è comune, si tratti della singola persona o del mega casinò: tornare alla normalità. O a quello che più potrà somigliare alla "vecchia" normalità, una volta che sarà passata (perché sì, passerà) l'emergenza coronavirus.

 

 
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