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Casinò, la ripresa è possibile?

09 dicembre 2019 - 11:21

I tre casinò esistenti registrano andamenti altalenanti ma si intravedono segnali di inversione di tendenza.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò, la ripresa è possibile?

L'anno sta per giungere al termine e, anche se il saldo totale sarà clamorosamente inferiore al 2018 (ma del resto c'è da tenere conto che in Italia esiste un casinò in meno e che naturalmente non tutti, anzi ben pochi, dei suoi clienti, ormai orfani, si sono rivolti agli altri tre tricolori superstiti, preferendo semmai le strutture ticinesi), le Case da gioco stanno registrando, singolarmente prese, un andamento che per quanto differente l'una dall'altra non si può definire negativo.

Questo è il caso dei casinò di Saint Vincent e di Sanremo, che sembrano avere serie possibilità di chiudere l'anno con incassi in crescita, e dunque di concludere la lunga serie di "meno" che hanno preceduto la voce incassi.

QUALCHE INTERROGATIVO - Si tratta di un risultato che deve far riflettere: la crisi è finita? Si è raggiunto il punto più basso ed è dunque cominciata la ripresa? Quanto pesano le politiche portate avanti dalle Regioni e dagli enti locali, che hanno fortemente penalizzato, con orari e distanze, l'industria del gioco legale e cosiddetto "pubblico", senza invece riguardare quello definito "d'azzardo", e dunque relativo i tre casinò italiani? E ancora, è cambiata la percezione pubblica del gioco da casinò, e lo si sta iniziando a considerare come più tutelante e controllato? Non da ultimo, e qui ci possiamo fermare, quanto sta pesando il divieto di pubblicità introdotto l'anno scorso con il decreto Dignità e ormai entrato definitivamente in vigore? A una sommaria analisi, potrebbe aver danneggiato maggiormente la sala giochi di provincia, magari fresca di inaugurazione, mentre è difficile che il cittadino (o turista, o giocatore che dir si voglia) non sappia già di suo che in Italia esistono tre prestigiosi e storici casinò.

Non possiamo nè vogliamo essere noi a dare risposta a questi interrogativi, ma forse è bene che lo facciano le proprietà dei casinò e i loro amministratori, tenendo conto che il processo si è tutt'altro che concluso: il Dl Dignità deve ancora dispiegare appieno le sue conseguenze, l'effetto espulsivo determinato da alcune normative regionali non si è ancora del tutto concretizzato, e per di più sono in arrivo dei provvedimenti di legge che, oltre a tassare ulteriormente gli operatori di gioco, renderanno meno appetibile giocare a slot, Vlt e lotterie di vario tipo.

Da tempo si parla di contenimento non solo della domanda, ma anche dell'offerta di gioco, e su questo fronte la politica, con vari punti di vista, si è interrogata e dagli interrogativi è passata ai fatti. Una riflessione sui casinò, però, non è mai stata fatta seriamente (a parte quanto previsto nell'intesa del 2017 in Conferenza unificata nella quale si parlava anche di riordino del sistema dei casinò), e questo, al di là di come la si pensi, lascia supporre che non è intento del legislatore penalizzare o ridurre questa forma di offerta, a meno che non lo faccia essa stessa, facendo scelte errate e/o soccombendo alla concorrenza.

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