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Campione, orfano d'Italia

23 settembre 2019 - 08:33

Nessuna certezza e indicazione sul futuro di Campione d'Italia, mentre il Casinò è chiuso da quattordici mesi.

Scritto da Anna Maria Rengo
Campione, orfano d'Italia

C'è da sperare che le deleghe ai sottosegretari vengano assegnate al più presto. E che il Viminale abbia la volontà di conferirne una di specifica alla vigilanza sulle Case da gioco, quella che all'ex ministro Matteo Salvini era mancata.

Da quanto si apprende, infatti, il percorso di valutazione della relazione del commissario straordinario del Casinò Campione d'Italia, Maurizio Bruschi, è ferma su qualche tavolo del ministero dell'Interno. Forse qualcuno l'aveva letta, ma la crisi di governo e la nascita di un nuovo Esecutivo dove manca proprio la Lega che era alla guida del Viminale, ha reso questa prima valutazione inutile. Saranno altri a doversene occupare, a capire quali sono le strade politiche e giuridiche che possono essere intraprese.

Sperando, non certo per incapacità ma perché avrà altre mille proprità di cui occuparsi, che non lo faccia direttamente il ministro Luciana Lamorgese, e che dunque un suo sottosegretario prenda il mano la drammatica vicenda con l'urgenza e con la conoscenza della complessità che essa richiede.
E intanto Campione d'Italia si avvia a “festeggiare”, il 27 settembre, i suoi 14 mesi di inattività della Casa da gioco. Senza che nessuna soluzione sia stata presa. Certamente, c'è da considerare l'unicità della situazione, alla quale non possono essere applicate soluzioni già sperimentate con successo in altre realtà, e il sovrapporsi di più piani, economico, finanziario, amministrativo, giudiziario, politico, che rendono necessario un approcccio complessivo. Ma in quattordici mesi tutti potevano fare qualcosa. La politica centrale, innanzitutto, troppo disattenta a questa piccola enclave che dovrebbe rappresentare un nostro fiore all'occhiello della Svizzera, e che invece è appassito, annaffiato solo dalla solidarietà fattiva dei ticinesi.

E forse, in questi mesi, si è sbagliato anche nel cercare solo ed esclusivamente una soluzione che venga dalla riapertura del Casinò. Il fallimento della sua società di gestione ha clamorosamente evidenziato l'errore della mono-economia campionese, a cui tutti si sono aggrappati con la conseguenza che sono state sviluppate solo in minima parte persino le attività collaterali al gioco d'azzardo. Porre rimedio, diversificare in questi tragici mesi era ed è davero difficile. Ma necessario, per ripartire. Almeno percorrere qualche metro in vista del traguardo di scongiurare il rischio che Campione muoia, ormai priva della sua linfa vitale. E senza sperare che tanto arriverà zio Stato a risolvere. Dopo quattordici mesi, il dubbio che forse non arriverà, o che arriverà troppo tardi, in qualcuno deve essersi instillato. Chi ha potuto, ovviamente e legittimamente, ha trovato la propria stradina. Ma una collettiva è stata cercata? La si vuole cercare?

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