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Campione d'Italia, dieci mesi di agonia

27 maggio 2019 - 08:14

Da ben dieci mesi il Casinò di Campione d'Italia è chiuso, con conseguenze ormai disperate e senza chiare indicazioni per il futuro dell'intera comunità.

Scritto da Anna Maria Rengo
Campione d'Italia, dieci mesi di agonia

Una situazione non più drammatica, ma disperata, per i cittadini di Campione d'Italia.
Questa la fotografia, tutt'altro che ritoccata, che è stata presentata dai sindacati e dalla Rsu del Comune nel recente incontro con il prefetto di Como Ignazio Coccia e con il commissario prefettizio Giorgio Zanzi.

Sono esattamente dieci mesi (era il 27 luglio 2018) che il Casinò ha chiuso, con una perdita di incassi stimabile in circa 80 milioni di euro, che sono andati in larga parte a finire nelle casse dellle case da gioco ticinesi e delle loro proprietà, pubbliche o private.

Una incredibile perdita, un inimmaginabile spreco (tralasciando gli appunto disperati effetti che stanno avendo sull'intera comunità) che sorprende i non addetti ai lavori: 'Ma è ovvio che il Casinò riaprirà! Come si fa a lasciare chiusa una struttura che fattura così tanto?", è la domanda ricorrente.
Ma in realtà, pure gli addetti ai lavori non parlano tanto diversamente e ritengono assurdo, a una prima analisi, uno scenario del genere. Pur consapevoli delle mille e (colpevoli in gran parte) circostanze che hanno determinato la chiusura, il licenziamento di tutti gli addetti, e prima ancora il dissesto del Comune e la messa in mobilità di 84 dipendenti comunali, che nella loro interezza non vengono pagati da marzo 2018 (occhio che la data è giusta, non è un refuso!). Pur consapevoli che oggi politica e giustizia si sono aggrovigliate in un nodo che sembra sempre più intricato, tant'è che bisognerà attendere il 15 giugno, termine ultimo che il commissario straordinario del Casinò Maurizio Bruschi si è dato per presentare la sua relazione tecnica al governo, per capire quali sono le strade potenzialmente percorribili. Sempre che ci sia la volontà e capacità politica, e sempre che non succedano altri fatti imprevedibili del punto di vista giudiziario, stante l'annullamento della sentenza che aveva disposto il fallimento per insolvenza della società di gestione, i ricorsi presentati in Cassazione e l'attesa del tribunale di Como, chiamato di nuovo a decidere sulla procedura concordataria o su una nuova dichiarazione di fallimento, stavolta seguendo le procedure corrette.

Intanto Campione muore. Cosa che si sapeva sarebbe accaduta il 27 luglio dell'anno scorso.
Tra mille parole e pochi fatti. E con un duplice timore da parte dei diretti interessati: "Ma il Casinò riaprirà più? Dopo tutto questo tempo, ha senso riaprirlo?".

Certamente, l'inenarrabile mala gestione dell'intera vicenda è emblematica di quanto non funziona in Italia. E il lieto fine, con tanto di morale ("speriamo che abbiate capito la lezione e che vi comporterete meglio in futuro") è tutt'altro che scontato.

 

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