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Casinò Campione, tra giustizia e politica

18 febbraio 2019 - 08:50

In attesa della sentenza sul fallimento del Casinò di Campione, l'intera enclave è paralizzata e in ginocchio.

Scritto da Anna Maria Rengo

Almeno una cosa, ormai, è un po' più chiara. Fino a quando non ci sarà la sentenza della Corte d'appello di Milano sui reclami presentati da Comune e Casinò Campione d'Italia, oltre che dalla Banca popolare di Sondrio, contro la sentenza del tribunale di Como che ha disposto il fallimento per insolvenza della vecchia società di gestione, sarà difficile, assai difficile, che il premier Giuseppe Conte procederà alla nomina del commissario straordinario che, ai sensi del decreto fiscale e della legge di Stabilità 2019, avrà il compito di studiare le possibilità per riaprire la Casa da gioco, attraverso la costituzione di una nuova società o un programma di risanamento dell'attuale gestore.
Questo, più o meno, abbiamo tutti capito dopo che la scorsa è stata l'ennesima settimana passata tra attese e delusioni. La quadra sul nome è stata trovata, e lo stesso Maurizio Bruschi, un curriculum prestigioso nell'ambito del suo impiego al ministero dell'Interno, ha confermato di essere pronto a diventare il nuovo commissario. Ma, e non è di poco conto questo “ma”, se si tratterà di capire “come” costituire una nuova società, non se tornerà in vita quella vecchia, con tutti i problemi che dovranno essere affrontati n questo per altro non impossibile caso.

La parola spetta dunque ai giudici. Mettere loro fretta sarebbe irrispettoso, irrituale, oltre che anche dannoso, visto che si tratta di una decisione, quella che dovranno prendere, da valutare assai attentamente e che avrà conseguenze sulla vita di centinaia di famiglie. C'è però da ricordare che dall'udienza (peraltro dopo qualche rinvio) al termine della quale si sono riservati la decisione, a oggi, è ormai trascorso un mese. E che intanto Campione muore. Letteralmente.

Se davvero il governo ritiene che la sua decisione è legata a filo doppio a quella della giustizia, e che anzi questa viene prima, si cerchi di mettere al più presto la parola “fine” alla vicenda. Mille molte meglio una vecchia società di cui viene stabilito, una volta per tutte, che è morta e sepolta, o anche di cui cui viene disposta la resurrezione, che l'agonia attuale che sta, appunto, facendo morire la comunità campionese.

 

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