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Campione d'Italia, una comunità in attesa di governo

22 ottobre 2018 - 07:25

Ancora incertezza a Campione d'Italia, nonostante lo spiraglio del governo sulle soluzioni per Casinò e Comune.

Scritto da Anna Maria Rengo

Nonostante l'ottimismo sindacale, in verità dall'incontro della scorsa settimana al Viminale non sono uscite notizie e intenti certi, circa il “come” e il “quando” il governo troverà soluzione alla gravissima crisi di Campione d'Italia, il cui Casinò è chiuso da tre mesi, con l'ovvia procedura di licenziamento collettivo ormai in itinere, e con l'organico del Comune (tenendo conto che già ora i dipendenti non prendono lo stipendio da febbraio) è destinato a essere letteralmente falciato, e con esso i conseguenti servizi alla collettività.

È anche vero che non c'era motivo di essere troppo ottimisti, visto che la situazione è davvero ingarbugliata. Il fatto che non esista un precedente in Italia, la peculiarità di Campione, enclave ticinese, le normative vigenti sulle società partecipate pubbliche e sulle dotazioni organiche degli enti in stato di dissesto, sono tutti fattori che remano contro celerità e facilità. Nè, diciamocelo, anche il fatto che l'attuale governo sia Cinque Stelle e Lega, e che soprattutto i primi, a cominciare dal vice premier Luigi Di Maio, abbiano fatto della lotta al gioco d'azzardo uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale prima, e della legislatura poi, cominciando dal decreto Dignità ma non finendo di sicuro con esso.

Certamente equiparare un Casinò municipale a una sala slot privata non è metodologicamente e normativamente corretto, e nel caso di Campione bisogna tenere in debito conto il vero e proprio dramma che sta vivendo l'intera comunità e l'ormai prossimo a quasi totale azzeramento dei servizi comunali, ma siamo davvero certi che il governo Conte saprà distinguere, e compiere i decisi passi che si rendono necessari per consentire, innanzitutto, la rapida riapertura della Casa da gioco? Sicuramente, i campionesi, con i loro rappresentanti sindacali, hanno fatto di tutto per evidenziare la “specialità” della loro comunità e per tenere alta l'attenzione sia politica che dell'opinione pubblica.

Ma non è bastato, tant'è che tre mesi dopo quel tremendo 27 luglio, si è ancora in alto mare e i sindacati attivi presso la Casa da gioco hanno trovato udienza al Viminale solo il 18 ottobre. Quando, tra l'altro, milioni e milioni di euro sono ormai andati persi, quando i clienti campionesi hanno trovato accoglienza in altre strutture, non necessariamente italiane, e quando gli apparecchi della Casa da gioco hanno cominciato a subire i danni della mancata manutenzione e uso, quelli che le ditte proprietarie non hanno già iniziato a portare via.

Non c'è più tempo da perdere, sempre che ne sia ancora rimasto. E il fatto che si ventili un intervento in Finanziaria è da un lato consolante, ma dall'altro procrastina nel tempo una soluzione che servirebbe ora. Sicuramente non sarà facile al governo Conte scendere in campo per salvare Campione, che per l'opinione pubblica significa salvare il Casinò e i suoi profumatamente pagati dipendenti. Non sarà facile trovare la soluzione, sia sotto il profilo giuridico che industriale. Tuttavia, è urgente e necessaria. Senza sperare troppo nel reclamo contro l'istanza di fallimento che sarà discussa a metà novembre e che, anche qualora ribaltasse la sentenza, non sarebbe di per sé risolutiva.
 

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