Campione d'Italia di solitudine

Chissà cosa penseranno gli svizzeri di Campione d'Italia e di come questo comunello tricolore, incastonato nella loro terra, viene trattato dal suo proprietario: lo Stato italiano.
Per decenni linfa e borsa del ministero dell'Interno, lasciato libero di gestirsi e malgestirsi, è ora ridotto allo stremo e il futuro, per quanto possa sembrare impossibile, è addirittura più nero del presente. I tempi di discussione del reclamo presentato in Corte d'appello di Milano contro la sentenza di fallimento della società di gestione del Casinò sono lunghi e l'esito è incerto. Ancora prima diventerà operativa, sempre che non sarà accolto il ricorso presentato dai dipendenti, la delibera che falcidia l'organico comunale e che porterà alla soppressione di numerosi servizi.
Cosa vuol fare il governo di questo presidio italiano in terra elvetica?

Al di là di motivazioni politiche, è dignitoso far morire una enclave, o un qualsivoglia comune? Perché è quanto sta accadendo. Le possibilità di una soluzione collettiva si assottigliano oggi giorno di più e l'unica alternativa realistica sembra essere quella individuale. Si salvi chi può, che nessuno sta alzando un dito per salvarci.
Tra qualche mese, massimo qualche anno, così proseguendo le cose, a Campione d' Italia non resterà che un nugolo di pensionati, a giocare a carte all'ombra di un Casino che doveva essere la fortuna e che invece è stato concausa della morte di una comunità. Chi ha possibilità, saggezza, lungimiranza, le adoperi. Ed è questo l'auspicio per la vigilia di un incontro, annunciato dal sottosegretario Molteni alla Rsu, che nonostante qualche pronostico pessimista, in molti sperano vivamente segni l'avvio di un percorso risolutivo, da illustrare successivamente ai sindacati. certamente, sarà utile per capire se e quale volontà governativa esiste per salvare Campione. E un pezzo di economia e collettività italiana.