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Casinò, tra crisi e necessità di riordino

17 settembre 2018 - 07:37

Due casinò italiani alle prese con una profonda crisi di difficile soluzione: e se fosse davvero necessario ripensare a una loro riorganizzazione normativa?

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò, tra crisi e necessità di riordino

Non esiste nessun progetto di nazionalizzazione del Saint Vincent Resort & Casino. Lo ha affermato l'assessore regionale valdostano alle Finanze Stefano Aggravi, in risposta a indiscrezioni di stampa che avevano già portato alla presa di posizione congiunta di Union Valdotaine e Union Valdotaine Progressiste.
Tuttavia, qualcosa bisognerà pur fare, a livello centrale, visto lo stato drammatico in cui versano due casinò italiani: uno chiuso dal 27 luglio, con conseguenze disastrose per l'intera collettività campionese, l'altro in attesa di risposte dalla politica e con le mille variabili, sia tecniche che giudiziarie che pendono su di esse.
C'è qualcosa di molto serio e di molto strutturale che non va, se i casinò italiani diventano un peso e un problema per le comunità che lo ospitano. Un problema che a volte è creato dalla stessa proprietà: troppo esosa e invadente, poco lungimirante e meritocratica.

A chi il compito di trovare soluzioni? Anche se è verissimo e innegabile che, nello specifico caso valdostano, nessuna responsabilità può essere data alla Lega, giunta al governo dopo un ventennio di assenza dal Consiglio Valle, ci si deve chiedere se l'attesa riforma del gioco, annunciata anche dal governo Conte, non debba farsi carico pure della questione casinò, trattata nel rispetto della sua peculiarità nell'ambito del gioco pubblico. Uno scenario che può non piacere agli enti locali, ma che a fronte del fallimento della società di gestione di un casino, e delle massicce iniezioni di capitali in favore di un altro, diventa realistico. Se non altro per capire se è ancora utile e produttivo che esistano quattro società di gestione, che fanno capo agli enti locali.

 

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