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Casinò: and the winner is…

20 agosto 2018 - 09:58

Il buon andamento dei casino games in Italia sembra destinato a una brusca frenata: a chi gioverà?

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò: and the winner is…

Sono mesi, anzi anni, che scriviamo dell’andamento della spesa sui casino games “dot it”, ossia in possesso di una regolare concessione in Italia, accompagnando l’esposizione dei dati con un ormai classico “Prosegue il momento positivo, anche grazie alla lotta ai siti ‘dot com’”. Chissà se potremo continuare a usare questa formuletta, un po’ ripetitiva ma sempre attuale, anche in futuro. Già, perché l’entrata in vigore della legge Dignità, che vieta totalmente la pubblicità del gioco online, ovviamente quello autorizzato, costituisce una vera e propria mazzata sul collo di quegli operatori già presenti in Italia, che hanno pagato fior di quattrini per essere autorizzati, e che si vedono ora privati del loro unico mezzo per farsi conoscere. Quelli già presenti possono contare sulla buona memoria dei giocatori, che si sono trovati bene sui rispettivi siti, e che magari fanno un po’ di passaparola con amici e parenti. Ma chi deve ancora arrivare? Chi ha partecipato al bando statale per le nuove concessioni di gioco e dunque non è ancora conosciuto in Italia? Si affiderà forse ai piccioni viaggiatori per veicolare il proprio messaggio, fermo restando che tra le pieghe dell’articolo 9 della legge Dignità, per estensione è anche configurabile l’abbattimento in volo degli stessi?

Ma naturalmente c’è chi da tanti anni, delle leggi italiane, non sa che farsene. Che offre sulla piazza virtuale i propri prodotti di casino games a una clientela italiana, senza pagare tasse, senza tutelare in alcun modo un giocatore che, mediamente, non ha gli strumenti (va bene che la legge non ammette ignoranza, ma da qui a essere tuttologi ce ne corre…) per distinguere se un sito è legale oppure meno. Anzi no. Finora uno strumento c’era. Era, appunto, la pubblicità. Chi non ha la concessione in Italia, in larga parte, ha avuto l’accortezza e la decenza di non farsi pubblicità, pubblicità che peraltro nessun sito o rivista seria avrebbe mai accettato.
Con la legge Dignità (termine che mal si attaglia al nuovo status del gioco legale, trattato appunto come “roba” assai poco degna di Dignità, consentiteci le ripetizioni a scopo rafforzativo) tutti saranno posti sullo stesso piano. Legali e illegali. Un’equiparazione che presenta numerosi profili critici, che certamente gli operatori stanno già vagliando con i loro legali, ma che, alla fin fine, finisce proprio per avvantaggiare chi non ha una concessione, e che potrà competere ad armi pari con chi, invece, l’ha pagata… non certo ricevuta in regalo.
Che dire? Un bel problema, a volere essere blandi nelle definizioni. Ora che si parla di un testo definitivo, non più di una bozza, come quella del decreto, che poteva essere oggetto di correzioni, c’è di che fare diverse valutazioni. Il mercato italiano è tuttora appetibile? Un mercato, peraltro dove si cambiano le regole del gioco quando quest’ultimo è già cominciato? Un mercato dove essere legali o illegali non è più una discriminante, almeno sotto l’aspetto dei benefici che dovrebbero spettare al primo status? Un mercato dove il governo porta la bandiera nello stigmatizzare la “lobby dell’azzardo”, come se fosse spuntata come un fungo nella notte e non si trattasse invece di un settore che paga le tasse, coltivato dai precedenti governi che l’hanno regolamentato con leggi?
Per ora è arrivata la stagione dei divieti, incuranti di quanto la storia ha insegnato circa l’efficacia dei proibizionismo. Ma chissà se è davvero finita qua, e se ci sarà spazio, magari già con la riforma giochi inserita dal governo nella legge Di Maio, per ragionare in maniera più sistematica e meno ideologica.

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