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Casinò, colpiti ma non affondati

13 agosto 2018 - 08:58

L’entrata in vigore della legge Di Maio creerà ulteriori problemi al settore dei casinò, oltre a penalizzare il gioco pubblico e legale.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò, colpiti ma non affondati

Tanto si sapeva, che sarebbe stato il ministro Luigi Di Maio a vincere la battaglia navale contro il gioco legale. Le disposizioni contenute nel del decreto Dignità, ormai convertito definitivamente e frettolosamente in legge (forse i sessanta giorni di tempo si sarebbero potuti utilizzare per approfondire ulteriormente le questioni, e non solo quelle relative al settore) prevede infatti il divieto assoluto di pubblicità del gioco (ripetiamo, legale), e, scendendo nel dettaglio dei casinò, nessuno ha prestato attenzione alle richieste dei deputati e dei senatori di diversi schieramenti che volevano esentare le case da gioco autorizzate da esso.

Certamente i primi che devono legittimamente preoccuparsi e capire se e come agire, sono gli operatori dei casinò online, in particolare quelli che hanno partecipato al bando (indetto dallo Stato, ricordiamo ancora) e che verranno presto in possesso della loro concessione. Peccato che nel frattempo le regole del gioco siano drasticamente cambiate. Come faranno a pubblicizzare il loro arrivo?
Lasciamoli alla loro motivata preoccupazione e amarezza per continuare a concentrarci sui casinò terrestri. Il fatto che la legge Dignità vieti anche la pubblicità indiretta, pone vincoli assai stringenti a quello che, legalmente, si potrà fare.
 
A una prima, e si spera troppo pessimistica lettura, la risposta al quesito “Che cosa possiamo comunicare?” sarebbe “Niente”. E questo, per casinò che vivono anche di eventi, ristorazione, cultura, potrebbe essere un durissimo colpo. Un colpo che in qualche modo dovranno ammortizzare , studiando strategie comuni o singole che consentano loro di riaffermare la propria peculiarità, anche se certamente il governo Conte sembra assai distante dalle posizioni del’ex sottosegretario Pier Paolo Baretta, che vedeva nei casinò dei luoghi di gioco maggiormente controllati, pure sotto il fronte della prevenzione del gioco patologico. Per una volta, sono stati soggetti, nel bene e nel male (a seconda dei punti di vista) alle identiche disposizioni del gioco pubblico.
 
Ora, a ciascuno, il difficile compito di trovare soluzioni, nella legalità e nel rispetto di quella che è il condivisibile fine della legge, ossia di tutelare i giocatori e i cittadini in genere, che consentano di andare avanti, senza cedere il passo, probabilmente, non a un paese senza gioco, ma che lo pratica senza cognizione e affidandosi al primo venuto.

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