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Casinò, tra attese nazionali e urgenze locali

23 aprile 2018 - 08:08

Il settore dei casinò attende un governo che rimetta mano al suo riordino normativo, ma le esigenze locali hanno necessità più impellenti.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò, tra attese nazionali e urgenze locali

L'attuale situazione di stallo politico rende naturalmente impossibile definire o ipotizzare le linee guida che il nascente  (ci auguriamo) governo vorrà predisporre e seguire in materia di gioco. Tanto meno di casinò, tema marginale e ostico, che spesso si è deciso di non affrontare, per una lunga serie di motivi. 

Tuttavia, il clamore anche mediatico che stanno suscitando alcune conclamate situazioni di crisi, su tutte quella del Casinò Campione d'Italia, devono far riflettere sulla necessità di una rifondazione quasi strutturale dell'attuale sistema di casinò. Così come formulato, infatti, sono tuttora, essi, un volano per lo sviluppo economico, occupazionale e turistico del territorio di riferimento? Assolvono la funzione di sostentamento per assolvere la quale erano stati autorizzati? Il modello proprietario e gestionale è adeguato ai tempi?
Domande retoriche, certo, che non hanno tutte a priori un "no" come risposta. Ma bisogna che i legislatori locali e soprattutto nazionali facciano una seria riflessione su di esse, senza delegare il compito al giornalista generalista di turno, che lancia la solita (giustificata) invettiva sul sistema di sprechi e di male gestione, senza tuttavia collocarsi in un contesto più ampio. 
Inoltre, resta alta l'attenzione sulla necessità di ridurre il cosiddetto "gioco pubblico", antagonista dei casino e da molti ritenuto più dannoso di questi ultimi. Un contesto da disegnare, dove i casinò potrebbero, nonostante le attuali difficoltà, fare un passo avanti rispetto alla posizione di sfondo che occupano oggi.

Intanto però che i giochi di governo sono tutt'altro che conclusi, le crisi si affrontano con il fai da te locale. Sono giorni cupi soprattutto a Campione, ma un timido raggio di sole traspare dalle parole dei sindacati dopo il primo incontro in Regione sulla trattativa sui 156 licenziamenti. Speriamo che ci sia motivo di un prudente ottimismo, anche se la soluzione da tutti auspicate, alternativa ai licenziamenti collettivi e anche al fallimento della società di gestione, non potrà che essere pesante e dolorosa.

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