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L’ora del giudizio al Casinò di Venezia

26 marzo 2018 - 07:47

I dipendenti del Casinò di Venezia sono chiamati a decidere sul nuovo contratto di lavoro: una sfida all’ultimo sangue anche tra le sigle sindacali.

Scritto da Anna Maria Rengo
L’ora del giudizio al Casinò di Venezia

Settimana di passione, non suonasse blasfema questa metafora, per il Casinò di Venezia. I dipendenti sono infatti chiamati a decidere, attraverso il voto referendario, se approvare o meno il nuovo contratto aziendale di lavoro che prenderà il posto del regolamento entrato in vigore lo scorso 1° luglio e sul quale, dopo lunghissime vicende, polemiche e spaccature, solo tre sigle sindacali (Slc Cgil, Snalc Cisal e Rlc) hanno raggiunto una pre-intesa con azienda e proprietà.
Le vicende sindacali all’interno dei casinò italiani sono sempre di estremo interesse, persino sociologico, viste le inedite alleanze che si creano, la sussistenza di forme di rappresentanze inconsuete (per esempio le delegazioni sindacali dell’unità produttiva del gioco al Saint Vincent Resort & Casino) o doppie (rappresentanza sindacale aziendale e rappresentanza sindacale unitaria al Casinò Campione d’Italia). Nel caso di Venezia, poche volte si è registrata una spaccatura così netta e accesa tra le sigle sindacali attive in una Casa da gioco, al punto che riesce difficile, visti i toni usati da e tra Slc Cgil, Fisascat Cisl e Uilcom Uil a livello locale, immaginare che a livello nazionale le stesse possano sedere allo stesso tavolo, magari dialogando con toni pacati. Sempre tenendo presente la specificità locale, e dunque il fatto che la Uilcom Uil è di recente ricostituzione al Casinò, fa specie anche il divorzio di Fisascat Cisl (come pure dell’Ugl Terziario) dalla piattaforma contrattuale congiunta che era stata presentata assieme alle tre sigle che poi sono arrivate a compimento della trattativa con l’azienda e con la proprietà.

Ma in questo editoriale vogliamo lasciare fuori azienda e proprietà, per evidenziare invece come l’esito del referendum decreterà anche le sorti di una guerra sindacale che è probabilmente destinata a lasciare sul campo, morte o gravemente ferite, le sigle che hanno battagliato sul fronte del “sì” o del “no”. I toni sono infatti stati così netti che il referendum, peraltro su un tema fondamentale come il contratto di lavoro, è diventato anche una sorta di giudizio dell’operato dei sindacati. In qualità di osservatori esterni, non avremmo gli strumenti per dire se questo contratto va bene o meno, e ci guardiamo bene dall’esprimere un giudizio del genere. Tra i tanti appelli che le sigle stanno facendo, aggiungiamo però un suggerimento che non è un’indicazione di voto: leggere bene i contenuti del Ccal, e capire che infine si sta votando “il contratto”, e non “l’operato delle sigle sindacali”. La valutazione su quest’ultimo aspetto, semmai, verrà dopo. E il personalismo, la simpatia o antipatia personale, non prevalgano almeno tra i dipendenti chiamati alle urne.
 

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