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Casinò Campione d'Italia, a un passo da cosa?

18 marzo 2018 - 07:01

Mille interrogativi e tanta tensione, in attesa della decisione del tribunale di Como sull'istanza di fallimento presentata nei confronti della società di gestione del Casinò Campione d'Italia.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò Campione d'Italia, a un passo da cosa?

Il grande silenzio. E la mega preoccupazione, visto che a giorni il tribunale di Como deciderà sull'istanza di fallimento presentata dalla Procura nei confronti della società di gestione del Casinò Campione d'Italia. Dopo l'udienza del 12 marzo, nel corso della quale la Procura ha presentato una nuova memoria che va ad avvalorare la richiesta di fallimento, c'è tempo sino alle ore 14 di lunedì 19 perché la controparte, Casinò e Comune di Campione d'Italia, presentino le loro controdeduzioni, e spieghino al giudice perché la società non può e non deve fallire, e soprattutto attraverso quali misure sarà possibile che la Casa da gioco sia solvente nei confronti della proprietà, e le assicuri quel che le serve per il suo pareggio di bilancio.

In questo scenario, era di fondamentale importanza, come ribadito ufficialmente dal sindaco Roberto Salmoiraghi, che azienda e sindacati raggiungessero un accordo, venerdì 16 marzo, sull'ulteriore riduzione del costo del lavoro, che la società sta cercando di ottenere aprendo la trattativa, ai sensi della legge 223/91, per il licenziamento collettivo di 156 dipendenti.

Se le attese di proprietà e azienda erano alte, in verità, già prima di entrare in riunione, diverse sigle avevano fatto capire che non erano assolutamente maturi i tempi per raggiungere un accordo, e che volerlo raggiungere a tutti i costi sarebbe stato, oltre che inutile, pure dannoso per i lavoratori, ritenuti le vittime di scelte non fatte da loro (e su questo anche proprietà e azienda hanno più volte concordato). Altri  sindacalisti erano invece ben più probabilisti, e auspicavano possibile un'assemblea con i dipendenti, per illustrare i contenuti dell'accordo, anche prima di lunedì 19 marzo.

E poi la riunione. E poi il silenzio, almeno sotto forma di mancanza di dichiarazioni ufficiali. Fatto sta, per quanto ancora non sia stato detto ufficialmente, che l'accordo non è stato raggiunto e la trattativa aggiornata. Azienda e sindacati torneranno a vedersi dopo il 26 marzo, e l'eventuale taglio del costo del lavoro potrà (bisognerebbe leggere le controdeduzioni che azienda e Comune presenteranno) rientrare tra le misure da sottoporre all'attenzione del giudice fallimentare, ma non sotto forma di accordo raggiunto con le Ooss e tantomeno ratificato con un referendum votato dai lavoratori.

Questo lo stato dell'arte e il fatto che sinora nessuno abbia preso ufficialmente preso posizione, o almeno ufficializzato l'esito della trattativa di venerdì, la dice lunga sulla difficoltà del momento attuale e sul fatto che gli esiti di questa vicenda giudiziaria sono imprevedibili e che c'è il fondato rischio che qualcuno, forse tutti, si facciano molto male, e che sarà arduo capire di chi sarà stata la colpa. O, vogliamo essere ottimisti, il merito di essere riusciti a uscire da una situazione di crisi che ha pochi precedenti nella pur turbolenta storia del Casinò Campione d'Italia. Sicuramente, il silenzio aziendale e della proprietà sta anche a indicare che si sta lavorando per predisporre i documenti da sottoporre al giudice. Se esso davvero decidesse che la società di gestione deve fallire, questo non significa assolutamente che il giorno dopo tutti i lavoratori saranno licenziati e che la Casa da gioco cesserà l'attività.

Lo scenario più probabile è la nomina di un commissario liquidatore, che assumerebbe la gestione del Casinò, compiendo gli atti burocratici necessari per il fallimento, ma anche creando le condizioni per un possibile subentro di un altro soggetto che possa garantire la continuità di gestione e magari la salvaguardia occupazionale, forse con nuove forme contrattuali visto che comunque i dipendenti del Casinò Campione sono dipendenti dell'attuale società di gestione.  Scenari ancora non ipotizzabili e non necessariamente mortiferi per l'intero sistema paese. Tuttavia, il fallimento della società sarebbe un atto dalle gravissime conseguenze per il Comune, per il Casinò e sicuramente per tutta l'economia campionese. C'è davvero da augurarsi che qualcuno sappia che cosa sta facendo e che si stia adoperando per percorrere le strade (se ne esistono, come proprietà, azienda e sindacati hanno affermato esistere) che possano evitare il fallimento. Non fosse blasfemo, ci sarebbe da concludere "God save the casinò".

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