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Casinò Campione, la difficile ma necessaria ricerca della pax sindacale

27 dicembre 2017 - 08:40

Al Casinò Campione è tempo di mettere da parte le animosità sindacali e di affrontare le serie sfide poste all'intero sistema.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò Campione, la difficile ma necessaria ricerca della pax sindacale

La grande conflittualità tra sigle sindacali e, di conseguenza (o come causa), tra la Rappresentanza sindacale aziendale e la Rappresentanza sindacale unitaria del Casinò Campione d'Italia rappresentano, anziché una bella dimostrazione di democrazia, un problema in più. In una situazione di estrema difficoltà economica e finanziaria per il cosiddetto sistema Campione e alla vigilia di una trattativa, quella sul rinnovo dell'accordo dell'ottobre 2016 sulle riduzione del costo del lavoro, ben più complicata di quella sugli orari natalizi, nel corso della quale non sono mancati veti incrociati e schermaglie autoreferenziali. Da non dimenticare, inoltre, che il piano industriale è pressoché pronto, e sta già suscitando polemica il progetto di sale destinate, a Villa Mimosa, alla clientela asiatica. Vogliamo inoltre ricordare che non sono state rese ancora note le modalità (sicuramente a tranche) del pagamento della 13esima mensilità? Ma sì, e già che ci siamo aggiungiamo il mancato pagamento degli stipendi dei dipendenti comunali, l'apertura della procedura per l'individuazione delle eccedenze in Comune e l'indagine della Procura sul presunto peculato da parte dei componenti del precedente Cda della Casa da gioco. Ce n'è davvero a sufficienza (e non abbiamo detto tutto) per affermare che di tutto c'è bisogno, a Campione d'Italia, che di capricci sindacali o di battaglie per un sassolino, mentre una montagna franosa incombe e rischia di schiacciare tutti. Tra l'altro, a Campione, intendendo il consiglio comunale, non c'è una minoranza che vigili, critichi e controlli. Il ruolo di watch dog potrebbe dunque essere svolto dai sindacati, che però dovrebbero alzare lo sguardo e volgerlo oltre il loro angusto orticello.

Con questo non si vuole disconoscere che problemi ci sono, eccome. Non è certo la norma, per fortuna, che in una stessa azienda esistano sia la Rsu che la Rsa. Al di là delle ragioni e dei torti di ciascuno, e in vista delle sfide alle porte, non sarebbe il caso di far vincere il buon senso? Di chiudersi tutti in una stanza, una sorta di conclave laico, e uscirne solo (possibilmente tutti vivi) a soluzione trovata?

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