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Casinò, riordino alla prova enti locali

11 settembre 2017 - 07:38

Per i casinò italiani è arrivato l'ora del riordino normativa: una sfida a cui tutti si dovranno far trovare pronti.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò, riordino alla prova enti locali

Un impegno ormai formalmente preso. Riordinare dal punto di vista normativo anche il settore dei casinò, così da sanare le difficili situazioni finanziarie esistenti ma anche valutando nuove aperture sul territorio, anche alla luce del fatto che, per quanto attiene il gioco pubblico, si andrà al dimezzamento dei punti che lo offrono. Lo ha assunto il governo con l'intesa finalmente e assai faticosamente raggiunta in Conferenza Unificata e nella quale, come noto, si parla di moltissimo altro, oltre che dei casinò! Tuttavia, vogliamo in questo sito tematico concentrarci sulla storica sfida che si apre ora per i casinò esistenti e per quei territori che da tempo aspirano ad averne uno. Da così tanto tempo che, in verità, si era anche alzata la bandiera bianca nella guerra delle rivendicazioni territoriali.

C'è innanzitutto da chiedersi in quali tempi questo riordino potrà essere attuato, se contestualmente alla redazione del decreto del Mef che materialmente dettaglierà i termini della riduzione del 50 percento dei punti gioco, o successivamente, quindi quando ormai si andrà verso la fine della legislatura. L'intesa prevede una concertazione con gli enti territoriali interessati ed è auspicabile che, al momento di ridefinire un nuovo “modello” per i casinò tricolori, si guardi anche alle esperienze europee e internazionali, dove la proprietà non è necessariamente pubblica (e certamente neanche la gestione) e dove l'imprenditorialità, pur nella consapevolezza della delicatezza della materia di cui ci si sta occupando e delle sue possibili ripercussioni sociali, regna sovrana. Davvero una bella sfida, e va reso merito al Mef, nella persona del sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, di averla raccolta.

Ora si spera che le dispute territoriali, che tanto hanno reso accidentato il percorso del riordino dell'offerta del gioco pubblico, non pregiudichino un cammino atteso da oltre trent'anni e sollecitato anche dalla Corte costituzionale. Sarebbe davvero un'occasione sprecata. Anche per dare una risposta, magari definitivamente negativa, a quei comuni, soprattutto del centro e del sud Italia, che da troppo tempo gridano ai quattro venti l'anomalia del sistema italiano dei casinò.
 

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