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Chiusura Casinò, un tavolo di raccordo tra le proprietà

05 gennaio 2021 - 10:25

Le proprietà dei tre casinò italiani costituiscono un tavolo di raccordo e scrivono a Governo e Parlamento.

Scritto da Anna Maria Rengo

Un tavolo di raccordo tra le tre proprietà dei casinò italiani: Regione Valle d'Aosta e Comuni di Sanremo e di Venezia. Questo quanto costituito per fare fronte unito visto il difficilissimo momento che le tre case da gioco stanno vivendo (con conseguenze a cascata anche per le proprietà) a causa del duplice lockdown imposto dal Governo Conte 2 per fronteggiare la pandemia, il secondo ancora in corso e con scadenza, purtroppo probabilmente destinata a esserre prorogata, il 15 gennaio.

Le tre proprietà hanno redatto un documento comune, inviato al premier Giuseppe Conte, al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e ai capigruppo di Camera e Senato, nel quale portano all'attenzione della politica nazionale una serie di richieste: "il formale avvio dell’iter per il riconoscimento a favore dei Casinò di specifici ristori commisurati alla reale perdita di fatturato al fine di uniformare tali attività a quelle commerciali", la standardizzazione dell'accesso alla Cassa integrazione "per la salvaguardia dei lavoratori delle Case da gioco", la previsione di "una revisione dell’impianto impositivo a carico delle Case da gioco, segnatamente una riduzione dell’imposta sugli spettacoli (Isi) almeno a parziale ristoro nonché una riduzione proporzionale della tassa di concessione governativa", l'introduzione di "una deroga all’obbligo di accantonamento, imposto dall’art. 21 del D.Lgs. 175/2016, sui bilanci degli enti proprietari delle perdite delle società di gestione delle Case da gioco, quando, come in questo caso, le stesse sono state determinate dalle chiusure imposte dal lockdown legato dall’emergenza Covid" e, infine, "un nuovo classamento del rischio dell’attività del gioco d’azzardo".

LE PREMESSE - Nel documento inviato a Governo e Parlamento, le tre amministrazioni "intendono porre l’attenzione sul significativo valore delle Case da gioco in termini economico-occupazionali" ed evidenziano come sia "tangibile" la "preoccupazione nei territori interessati dalla presenza delle Case da gioco".

La chiusura delle attività per diversi mesi del 2020 in ragione dell’emergenza
epidemiologica "provocherà un aggravamento delle finanze delle società gestrici e
conseguentemente degli Enti proprietari".

Secondo le tre proprietà, "la salvaguardia di queste importanti imprese è fondamentale soprattutto in ragione delle significative ricadute sui tessuti economici locali, per numero di dipendenti occupati, stabilmente o a tempo determinato, nonché per il forte coinvolgimento dell’indotto locale e nazionale". E sottolineano come "le Case da gioco sono a tutti gli effetti delle imprese commerciali di medie dimensioni e, per tale motivo, dovrebbero poter fruire di medesimi benefici e ristori previsti per tali tipologie di aziende. Allo stato attuale non sono previsti ristori commisurati alle perdite di fatturato effettivo e ciò penalizza tali attività rispetto ad altre realtà economiche sul territorio nazionale".

Il Tavolo propone che "il calcolo dei ristori possa essere effettuato sulla base dello
scostamento fra il fatturato a tutto dicembre 2019 rispetto e quello a tutto dicembre
2020". Inoltre, "un ulteriore elemento di differenziazione rispetto alle imprese commerciali e industriali è il fatto di non poter fruire, in modalità ordinaria, alla cassa integrazione. Tale ultima misura, attivata in via straordinaria a favore dei Casinò durante la crisi pandemica, ha permesso il mantenimento dei posti di lavoro. L’ipotesi di standardizzare l’accesso a tale misura di salvaguardia per i lavoratori delle Case da gioco sarebbe auspicabile".

I tre assessori competenti in materia di Partecipate (Luciano Caveri per la Valle d'Aosta, Massimo Rossano per Sanremo e Michele Zuin per Venezia) sottolineano come "sin dalla loro apertura, i proventi delle Case da gioco sono soggette all’imposta sugli intrattenimenti i cui soggetti passivi sono la Regione e i Comuni proprietari.
Oltre a tale tipologia di tassazione sui proventi, le proprietà dei Casinò sono tenute
anche al pagamento della tassa di concessione governativa in misura fissa annuale pari a euro 539.000,00".

In considerazione della "difficile situazione economico-finanziaria delle Case da gioco
pubbliche e del peso gravante sui bilanci degli Enti proprietari", si propone "la riduzione
dell’imposta Isi (Intrattenimento spettacoli) con conseguente rimborso almeno a parziale
ristoro al fine di non aggravare il contesto già fortemente minato dalle conseguenze
dell’emergenza Covid".

Ancora, sarebbe "auspicabile il ricalcolo proporzionale della tassa di concessione governativa poiché nella realtà dell’anno 2020 i mesi nei quali è stato possibile
esercitare l’attività del gioco d’azzardo è di poco più di 6 mesi complessivi, peraltro con
particolare aggravamento dovuto all’inattività in periodi particolarmente proficui come
quello natalizio, ad esempio".

Si ritiene altresì necessario che "venga inserita una deroga all’obbligo per gli enti
proprietari di accantonare sui propri bilanci le perdite delle società partecipate laddove questa siano determinate dal lockdown imposto dalla normativa emergenziale".
Infine, ma non certo ultimo per importanza, "il Tavolo di raccordo, a seguito dei reciproci aggiornamenti sulle misure di contenimento adottate nelle diverse Case da gioco conviene sul fatto che sarebbe auspicabile un nuovo classamento del rischio dell’attività del gioco d’azzardo all’interno di strutture controllate e monitorate come i Casinò pubblici con riapertura tempestiva degli stessi".

 

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