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Casinò, il grande ritorno dello chemin de fer

08 agosto 2020 - 07:41

Nelle case da gioco oltre confine torna di moda lo chemin de fer, un grande classico tra i giochi tradizionali.

Scritto da Mauro Natta
Casinò, il grande ritorno dello chemin de fer

Forse si tratta di un ritorno al recente passato oppure di nostalgie represse dalla sfavorevole congiuntura. La voglia di competere, la soddisfazione anche passeggera di sentirsi i più forte ma forse sarebbe meglio dire fortunato, sembra aver indirizzato le case da gioco oltre confine a considerare lo chemin de fer.

Tutto sommato, considerato il vantaggio del banco e i proventi accessori anche se proporzionali alla entità della partita, è una possibilità che, come il passato ha dimostrato, può innestare quella fidelizzazione elitaria tale da procurarne l’incremento.
Chiaramente non si può assolutamente pensare di realizzare un cambiamento di offerta altamente specializzata in poco tempo. Il personale deve essere formato e il maneggio di gettoni e paletta non è poca cosa; purtroppo, fatto questo, siamo giunti solo alla metà del lavoro preparatorio.

Lo chemin de fer è un gioco elegante, probabilmente il più elegante che si sia potuto vedere sino ad ora. Eleganti devono essere gli impiegati nei gesti e nelle parole, elegante, gentile e fermo il commissario. Questa figura è di massima importanza.
Ma andiamo con ordine. L’impiegato che conduce la partita, lo abbiamo potuto notare, deve avere un ottimo maneggio dei gettoni e considerare la paletta come una prolunga della propria mano. La partita va gestita sulla base del regolamento più o meno complesso e con una visione continua del tappeto e delle puntate.

Lo changeur, colui che provvede al cambio di placche dei clienti e di gettoni per l’accantonamento della percentuale a favore della casa quando il banco vince (cagnotte), deve seguire costantemente la partita e le esigenze dei giocatori al tavolo.
Il commissario, così chiamato e che corrisponde all’ispettore negli altri giochi, è la figura alla quale è demandato il compito più delicato. Innanzi tutto è, penso di poterlo affermare con la massima tranquillità, conditio sine qua non che conosca bene i giocatori e che dagli stessi sia ben considerato; probabilmente venendo da precedenti esperienze di lavoro.

Ci sono sostenitori di una teoria che non mi sento di condividere, dicono che il punto banco sostituisce egregiamente lo chemin de fer. In mancanza di cavalli... Diciamo che il gioco che molti ritengono essere nato a Cuba ha una sola ma sostanziale differenza; qui il giocatore si misura con la casa, nello chemin la competizione è tra giocatori.

Tornando al commissario non deve sottacersi che interviene allorché sta per accendersi una discussione, o tra giocatore ed impiegato o tra giocatori. Ed è proprio in quest’ultimo caso che si può notare la differenza tra chi è esperto e conosce il cliente e chi è alle prime armi e ha, logicamente, poca o pochissima esperienza.

Non c’è nulla di più negativo di non riuscire a chiudere una discussione tra giocatori perché si corre il rischio di vanificare l’investimento che la casa ha sostenuto nella ferma intenzione di avviare, tramite l’incremento dell’offerta, un inizio di rilancio.

Riassumendo, come al solito, ho espresso delle convinzioni che l’esperienza mi concede di sostenere in quanto negli anni ho potuto constatare de visu come si sono susseguiti i trend dell’azzardo autorizzato in Italia a datare dal lontanissimo 1959.

 

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