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Casinò, l'esempio francese della polizia dei giochi

04 agosto 2020 - 07:32

In Italia manca la polizia dei giochi, che è invece prevista dalla legislazione francese.

Scritto da Mauro Natta
Casinò, l'esempio francese della polizia dei giochi

Parlando di casinò mi sono reso conto che non ho mai affrontato una particolarità che possiede la legislazione francese e, invece, manca in quella italiana; la polizia dei giochi.
In Francia è la polizia dei giochi che ha il più ampio controllo, sia quello contabile sia quello sui materiali di gioco. Nel nostro Paese, a prescindere dal fatto che il numero delle case da gioco autorizzate non può minimamente essere confrontato con quello di oltre confine, spesso si legge e si ascolta delle possibili “irregolarità” che possono accadere; sino al riciclaggio, alle infiltrazioni della criminalità ed altro ancora.

Più volte ho avuto modo di scrivere, relativamente alle frequentazioni delle case da gioco, sulla possibilità di interdire effettivamente l’accesso ai ludopatici e sulla concreta ed effettiva realizzazione del controllo sull’uso del contante.

Ora intendo, se pur brevemente, entrare nell’argomento polizia dei giochi che può nella sua impostazione prevedere tutto quanto è necessario affinché la gestione, sia essa pubblica o privata, sia oggetto del più completo controllo.
Non è mia intenzione proporre la fine del controllo da parte del concedente con dipendenti propri che continuerà come sempre ma di una possibile verifica che non significa altro che una una integrazione maggiormente specialistica e finalizzata.
In primis c’è da considerare la composizione che non può essere disgiunta dalla necessità inderogabile di comprendervi la validità professionale per lo svolgimento dei compiti che possono esserle affidati.

Le incombenze sono di due specie: una sul controllo della regolarità del gioco, l’altra sul controllo qualitativo dei materiali usati. Per quanto alla prima si imporrebbe una uniformità nella redazione e nella tenuta della documentazione relativa ai risultati di gioco, netti e lordi.
Ma quale è la motivazione che incentiva le mie considerazioni? In ogni tipologia gestionale la parte politica, ovvero chi rappresenta l’ente intestatario della autorizzazione, dovrebbe occuparsi della costante applicazione delle clausole contrattuali, economiche e non.
Si tratti di un capitolato o di un disciplinare le condizioni fissate dal contratto vanno rispettate e monitorate costantemente. Come si è potuto notare le più rilevanti condizioni economiche possono variare in funzione dell’impegno mirato al mantenimento occupazionale globalmente considerato. Questo è il compito che maggiormente interessa all’ente pubblico concedente.

I risultati relativi al mese di luglio forniscono indicazioni tali da poter notare come la voglia di un divertimento possibile, anche con tutte le limitazioni poste dalla situazione, è rimasta e l’incremento nell’online dei giochi da casinò l’aveva anticipata.
Il calo delle presenze è più che normale posta la limitazione nell’uso degli spazi, i minori introiti ne sono una logica conseguenza e il successo delle slot sui giochi da tavolo rappresenta la realtà operativa che non avrebbe potuto essere molto diversa.

Sicuramente non sono in possesso dei dati; mi piace sperare che un periodo tanto oscuro abbia indotto a uno studio più approfondito sulle preferenze dei frequentatori dando indicazioni sulla possibilità di intervenire sull’offerta, non solo di gioco ma di divertimento allo stesso collegato e/o collegabile.

 

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