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Verso la riapertura dei casinò, tra date e produzione

05 giugno 2020 - 08:09

I casinò italiani si preparano a tornare in attività: in attesa di conoscere la data esatta l'attenzione è puntata sulla nuova organizzazione della produzione.

Scritto da Mauro Natta
Verso la riapertura dei casinò, tra date e produzione

Il casinò di Saint Vincent spera di aprire il 15 giugno, come quello di Venezia lo stesso e, penso, anche quello di Sanremo nutre identiche aspettative.
A Malta i casinò aprono oggi 5 giugno e gli italiani ammessi sono, ho letto, soltanto quelli provenienti da Sicilia e Sardegna.
In Italia non è dato ufficialmente conoscere quando e come avverrà la riapertura; le tre regioni, i sindacati e la Federgioco si stanno muovendo. Una parte della politica pare si sta adoperando in tal senso.
San Marino e Malta aspettano i giocatori italiani che, non potendo recarsi in Svizzera, in Francia o in Austria, potrebbero solo raggiungere la Croazia. Non si può fare a meno di constatarlo.

Non è questo l’argomento che mi invita a scrivere anche se trattasi della realtà, mi pare; la accresciuta domanda di giochi da casinò online consente di fare alcune previsioni.
Molte, forse troppe volte mi sono ritrovato a scrivere di case da gioco, del controllo in tutte le sue forme che rappresenta il mio particolare interessamento. La disamina dei risultati e delle presenze, dell’incidenza sui ricavi dei singoli giochi, del come si sia evoluto il trend e di tanti altri temi legati a quello principale.
Oggi mi sono domandato in quale modo proporrei di affrontare la situazione conseguente alla riapertura; eccomi ad alcune considerazioni.

Una problematica, anzi una parte rilevante, è quella che lascia emergere l’operatività da mettere in atto. Credo e sono fermamente convinto che uno studio preparatorio debba sempre e in ogni caso essere propedeutico alla strategia di politica produttiva: in specie se questa è da intendersi particolarmente impegnativa in riferimento all’investimento.

Ho avuto modo di scrivere sull’importanza di un dato teorico quale il rapporto tra introito di ogni singolo gioco e le presenze tenendo separati i giochi lavorati da quelli elettronici. Altrettanto sono stato, credo, a volte noioso con l’affrontare il tema dell’incidenza percentuale di ogni singolo gioco sul totale.

Questi due dati dovrebbero trovare una congrua integrazione nelle cosiddette ore tavolo e, quindi, poter fornire una serie di elementi certi a conforto delle scelte per un periodo che, purtroppo, non si presenterà facile pur nella certezza dell’esistenza di un domanda discreta.

Purtroppo la ricerca non è ancora esaustiva, non tutti i giochi potranno essere messi in esercizio se continueranno, come è facilmente intuibile, le limitazioni precauzionali allo scopo di garantire la salute dei frequentatori e dei dipendenti.
E siamo nuovamente in tema di scelte, conseguentemente di spazi destinati alla produzione. In Italia, al contrario di quanto avviene altrove, possono esistere sale separate tipo privè e non solo.

Mi permetto un accenno dovuto alla passata esperienza, certamente non di una situazione come l’attuale. Una constatazione che mi ha sempre portato ad osservare quanto sia difficile condurre la partita con pochi giocatori.
Non parlo dello chemin de fer dove il regolamento impone il numero minimo dei partecipanti ma degli altri giochi. Alle slot la soluzione più semplice e, forse, unica consiste nel mettere in funzione le macchine alternativamente una sì e una no, il giocatore non si scompone se è solo, magari lo preferisce.
Alla roulette, per esempio, non tutti i tavoli possono essere graditi, specialmente sulla scorta dei numeri che si susseguono. C’è da sperare che la tranquillità dovuta alle scarse presenze intorno al tavolo possa essere superata dal desiderio, dopo tanto e troppo tempo, di misurarsi col banco.

I numerosi anni trascorsi come dipendente e come sindacalista mi consentono di porre, in chiusura, il tema dei proventi aleatori. Come è risaputo questi sono ripartiti tra il personale addetto ai giochi e la gestione.
Si può ipotizzare che la diminuita affluenza, la minor presenza al tavolo, il più esiguo numero dei giochi presenti e dei relativi tavoli costituisca un problema per una gestione se la situazione non dovesse evolversi al meglio in tempi brevi.
Il possibile disequilibrio tra costi e ricavi, che dovrebbe prevedersi non tanto in chiave pessimistica ma probabile, forma un interrogativo alla soluzione del quale, nel caso sia necessario affrontarlo, ritengo sia opportuno porre la dovuta attenzione.

 

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