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Casinò verso la riapertura, tra distanziamento e organizzazione

27 maggio 2020 - 08:19

I casinò alle prese con le norme sanitarie e organizzative per la loro riapertura: occhi puntati sul ritorno degli investimenti.

Scritto da Mauro Natta
Casinò verso la riapertura, tra distanziamento e organizzazione

Certamente alla riapertura delle case da gioco ci si dovrà preparare mettendo in campo, innanzi tutto, una nuova e più adeguata organizzazione della produzione. Questa, in nessun modo, potrà avere un qualche minima incidenza sul controllo, anzi conto tenuto delle ulteriori difficoltà in tema di presenze, dovrebbe interessare il più volte richiamato ritorno degli investimenti senza penalizzare il programma di ulteriore fidelizzazione.

Limitato numero delle presenze. Ne discende che i costi vanno confrontati con i ricavi teorici, da una parte il peso dei dipendenti occupati dall’altra il vantaggio del banco.
La tipologia di gioco sulla scorta del numero dei partecipanti possibili conto tenuto della distanza e del rischio di impresa.
Una attenta valutazione dei costi accessori, ad esempio il tipo di ospitalità anche relativamente alla necessità già ricordata di fidelizzazione tramite un accurato servizio.

Il gioco che presenta maggior interesse per la Casa è la roulette francese nelle due tipologie di svolgimento: quella tradizionale e la fair; il rendimento complessivo è certamente interessante.
Ma come di potrebbe svolgere la partita con un solo impiegato al cilindro ed un capo? Eliminando il bout de table e ottenendo un posto in più per un giocatore. Certamente la partita ne risulterebbe fortemente rallentata e senza dubbio, meno controllabile.
Lo chemin de fer è sempre stato quello frequentato dalla élite che si misurava l’un contro l’altro “armati”. Ora è un po’ meno somigliante a quanto descritto ma presenta pur sempre il rischio di impresa derivante dall’eventuale ricorso al credito da parte della clientela, dalla scarsa possibilità di montare un tavolo interessante per un partecipante e dall’incidenza del servizio; mi riferisco all’ospitalità.

E’ facilmente condivisibile che un tavolo di chemin con pochi giocatori rende meno che uno completo, senza dimenticare il numero minimo dei giocatori obbligatoriamente presenti (6). Lo stesso dicasi per uno di punto banco, in questo caso il rischio di cui sopra si presenta minore a parità di rendimento teorico e non c’è obbligo identico.

Venendo a quello che a mio parere rappresenta la problematica più rilevante, in merito ai giochi da tavolo, è la necessità che l’investimento complessivo possa garantire un ritorno o, attribuendo un determinato valore alla fidelizzazione possibile, un pareggio utile, in ogni caso, a uno sviluppo futuro.
Ritornando alle presenze non possiamo dimenticare che il numero sarà limitato dalle disposizioni atte a mantenere la distanza, quindi perfettamente controllabile in ogni momento. Ed ecco la necessità di conoscere le effettive presenze; logicamente ne deriva che il giocatore dovrà consegnare, all’uscita la sua tessera d’ingresso.

Ma dove si è recato a giocare il cliente? Pare ragionevole suddividere le preferenze tra giochi di carte, altri tipo roulette e slot machine.
Ed allora gli accessi alle diverse tipologie dovranno essere separati così come le uscite.
Purtroppo così operando si limiterà la capacità di travaso da una tipologia di gioco all’altro e di ciò se ne dovrà doverosamente informare il frequentatore; potrebbe costituire un problema se tutte le case da gioco adottassero sistemi differenti per tenere sotto controllo le presenze.

Una preoccupazione, forse meglio dire un pensiero, e cioè che la nuova situazione produttiva possa essere lesiva per l’occupazione diretta e dell’indotto. Il tutto si aggrava ponendo mente al fatto che la casa da gioco riveste, là dove esiste, una validissima “stampella” per il turismo.
Questa ultima considerazione mi lascia spazio per riflettere su alcune combinazioni “casa da gioco e turismo” attive oltre confine. Poco distanti dall’Italia sono o saranno presto operativi molti casinò; la mia riflessione si concentra su una realtà vicina. Qui una società a partecipazione statale concorre alla sviluppo turistico del paese in modo attivo.

La società Austria Casinos gestisce molti casinò in Europa e lo stato partecipa al capitale sociale. L’Italia, a differenza degli altri ha solo tre case da gioco e, speriamo presto, la quarta mentre tutto intorno la concorrenza è molto più consistente. Perché non pensare ad una soluzione che, tenuto conto della rilevanza turistica della casa da gioco insediata in un territorio particolarmente interessante. D’altra parte, se non erro nel 1992, in Parlamento giacevano proposte e disegni di legge mirati alla apertura di nuove case da gioco proprio incentivate dall’intento turistico.

Forse sarebbe il caso di riprendere il discorso in un momento che vede l’attività turistica fortemente penalizzata dalla pandemia che ha colpito tutti. Certamente quando a tutto ciò si troverà un rimedio duraturo e sperando ardentemente che la situazione economico e finanziaria lo potrà permettere; molto probabilmente sarà una occasione per trovare occupazione ed entrate tributarie per l’ente pubblico così come lo prevedevano i decreti dal 1927 in avanti.

 

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