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Relazione Bruschi: 'Forte interesse di privati a investire a Campione'

04 ottobre 2019 - 09:33

Il commissario straordinario ritiene di scarsi interesse e realizzabilità il risanamento dell'attuale società di gestione del Casinò, e sottolinea l'interesse dei privati.

Scritto da Anna Maria Rengo
Relazione Bruschi: 'Forte interesse di privati a investire a Campione'

“Non può non osservarsi come la complessità del procedimento giudiziario, unita all'aleatorietà dei tempi di definizione dello stesso, incidano fortemente sulle scelte di intervento atte a risolvere la crisi d'impresa della Casinò Campione Spa e sulle relative modalità operative”. Lo osserva il commissario straordinario della Casa da gioco, Maurizio Bruschi, nella sua relazione tecnica sulle strade che possono essere seguite per procedere alla sua riapertura e sulla quale emergono nuovi dettagli.

Nella sua analisi della crisi d'impresa della società, Bruschi sottolinea “l'esorbitanza dei trasferimenti al bilancio comunale degli incassi della Casa da gioco” e “l'eccessivo costo del personale dipendente della società di gestione”, che ritiene essere “le primarie cause di default”, ma a esse “non può non trovare congiunzione una risultanza di inefficienze e di cattiva gestione complessiva della società, come è facile dedurre dal documento di 'due diligence' commissionato dalla società per azioni nei mesi precedenti alla dichiarazione di fallimento”.

LA DERIVA DI CAMPIONE – Prima di elencare le strade per riaprire il Casinò, Bruschi sottolinea che “a circa un anno dalla dichiarazione di fallimento della Casa da gioco, la comunità di Campione d'Italia mostra i segni di una deriva sul piano del sociale in un contesto economico simile alla vicina Svizzera, dove gli ex lavoratori del Casinò percepiscono degli ammortizzatori sociali che con difficoltà consentono di poter far fronte ai bisogni primari, dove i dipendenti comunali non ricevono più lo stipendio da diversi mesi e, soprattutto, dove non si può fare a meno di evidenziare la forte differenziazione tra i residenti nel Comune di Campione (circa 1.920 persone) rispetto ai campionesi residenti all'estero (circa 2.200 persone) i quali ultimi beneficiano del welfare svizzero che si occupa della ricollocazione nel mondo del lavoro e li sostiene con una provvidenza di disoccupazione adeguata al vivere sul territorio”.
 
IL RISANAMENTO DELLA SOCIETA' ATTUALE – Nell'elencare le possibili soluzioni, Bruschi si sofferma anche sulla loro fattibilità. Quanto al risanamento dell'attuale società, attraverso “la preparazione e la presentazione di un nuovo piano di risanamento”, la fattibilità del piano “parte dal presupposto che una posta significativa dell'ipotesi di riequilibrio è costituita dall'apporto di capitale fresco per rilevante entità (stimato in almeno 50 milioni di euro) e la cosa pare costituire elemento di fragilità dell'ipotesi, giacchè parrebbe allo scrivente escludibile che per tale parte il ripianamento possa avere luogo con l'erogazione di risorse pubbliche sotto forma di aumento di capitale della Casinò Campione Spa”. E non è facilmente praticabile, “almeno nei tempi sperati”, che “tali risorse siano individuabili dalla messa in vendita con obbligo di locazione pluriennale da parte del Comune dell'edificio del Casinò, certo di rilevante valore anche se gravato sino al 2027 da rate di mutuo annuali di 6,6 milioni di euro”. E soprattutto l'”elemento debole della soluzione è l'impossibilità di ottenerne i risultati in tempi ragionevolmente brevi, in quanto condizionata dai tempi della pronuncia della Corte di Cassazione sul ricorso, ricorso incidentale e controricorso, aventi a oggetto la sentenza della Corte d'appello di Milano sul fallimento”.
Quindi, conclude abbastanza categoricamente Bruschi, la possibilità di perseguimento della soluzione della società Casinò Campione, trovando impedimento di attuazione fino alla pronuncia della Cassazione (due-tre anni) diviene priva di interesse e di scarsa realizzabilità”.
 
L'INDIVIDUAZIONE DI UN NUOVO SOGGETTO GIURIDICO PER LA GESTIONE – Quanto alla seconda ipotesi, ossia la costituzione di una nuova società di gestione interamente partecipata da capitale pubblico, un “assunto essenziale” per essa è “che venga immediatamente posto fine al procedimento giudiziale pendente dinanzi alla Corte di Cassazione” e che “il debitore (Casinò Campione Spa) richieda il fallimento della società (c.d. Fallimento in proprio)”.
Solo dopo la dichiarazione definitiva di fallimento “può essere dato avvio alla costituzione della nuova società”, ma si “dovrà intervenire per derogare il divieto posto” dal Testo unico sulle partecipate che limita la costituzione di nuove società nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita. Si dovrebbero inoltre superare “le ulteriori soglie di sbarramento”, come “l'impossibilità per il nuovo gestore di poter disporre dell'immobile adibito a casa da gioco, di proprietà del Comune di Campione, il cui usufrutto, sino all'anno 2041, è stato ceduto, quale azienda patrimoniale, alla società Casinò Campione e, per effetto del fallimento, fa parte della massa attiva della procedura concorsuale. Per superare l'handicap dovranno essere trovati accordi con la curatela fallimentale”. A tale proposito, “i colloqui intercorsi” con essa “possono ritenersi positivi per la ricerca della migliore soluzione” e “non si esclude che tale sinergia possa essere oggetto di ulteriori sviluppi, quale quello di porre le basi per la vendita dell'immobile che ospita la Casa da gioco”. Altra soglia di sbarramento è costituita “dalla formazione del nuovo assetto proprietario della costituenda società di gestione”. Dall'incontro in Regione Lombardia è “emerso l'orientamento circa l'opportunità che l'azione ricostruttrice dell'azionariato di gestione del casinò regionale sia condiviso anche da realtà nazionali che svolgono istituzionalmente la gestione dei giochi e/o da altre che hanno come mission investimenti produttivi”. Serve, infine, che si metta “a punto un diverso rapporto convenzionale rispetto al passato tra nuova società di gestione e Comune”. Bruschi ritiene dunque che questa soluzione “richieda un tempo operativo tra gli 8/10 mesi da impiegare, dopo il completamento dell'iter legislativo delle disposizioni di legge, al perfezionamento degli atti notarili e amministrativi, all'assunzione del personale e all'attività di marketing per la riacquisizione della clientela, mentre può essere stimato in 15/20 milioni di euro l'investimento di apertura del Casinò”.
 
L'AFFIDAMENTO A UN PRIVATO – Anche se “non ricompresa nell'indicazioni dell'incarico ricevuto”, Bruschi ha ritenuto “opportuno, quale completamento delle risultanze acquisite, esplorare l'ipotesi di affidamemento della gestione della Casa da gioco a operatori privati”. Questa soluzione “offre l'indubbio vantaggio di ridurre drasticamente il fattore investimento pubblico, non essendo richiesta la costituzione di una nuova società di gestione, rimanendo in carico al solo Comune di Campione d'Italia l'attività di concessione della gestione del servizio”. Anche per questa soluzione “si ritiene comunque necessario definire l'aspetto giudiziario del fallimento, con la richiesta di fallimento in proprio” e si deve superare l'”ostacolo usufrutto dell'immobile, che troverebbe l'equo compenso, unitamente a quella parte riservata alla nuda proprietà, del canone concessorio”.
I tempi di attuazione della soluzione “sono ugualmente stimabili in 8/10 mesi, legati al procedimento selettivo ed escludendo l'alea di eventuali ricorsi giurisdizionali mentre, come detto, contenuto è l'impegno di spesa del Comune e delle altre istituzioni pubbliche. Nel periodo trascorso presso il Comune di Campione d'Italia – conclude Bruschi – ho potuto riscontrare, in più riprese, sia con incontri che per corrispondenza, il forte interesse manifestato da operatori economici italiani e stranieri per la gestione del Casinò, anche come fulcro per uno sviluppo del territorio coinvolgente considerevoli investimenti privati”.
 

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