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Gioco tradizionale nei casinò, è vera crisi?

20 aprile 2019 - 09:35

L'analisi dell'andamento dei giochi tradizionali nei casinò italiani, alla luce dei dati riferiti al difficile 2018.

Scritto da Marco Fiore
Gioco tradizionale nei casinò, è vera crisi?

Lo scenario di casa nostra, per quanto riguarda il mercato del gioco d’azzardo, con riferimento alla chiusura dell’anno 2018, evidenzia una crescita dei ricavi generati dai giochi elettronici. Dati che valgono per i Casinò di Saint-Vincent e Venezia, con segni positivi di oltre il 5 percento per il primo, e del 7,5 percento per il secondo, con una sostanziale tenuta per il Casinò di Sanremo. Manca all’appello il Casinò di Campione, chiuso il 27 luglio dello scorso anno e per il quale il nostro auspicio è che possa riaprire in tempi brevi, tornando a giocare il ruolo di quarto polo del gioco d’azzardo nazionale.

Passiamo ai dati per qualche riflessione. I ricavi del gioco tradizionale, o meglio, dei tavoli da gioco rappresentano mediamente sul totale generato dai tre Casinò italiani ancora aperti, il 37,8 percento, con qualche distinguo, una punta minima del 19,5 percento (Sanremo), una punta massima del 44,6 percento (Venezia), poco meno, il 39,9 percento per Saint-Vincent. Vi chiediamo scusa se vi abbiamo sommersi di numeri, non è questo, di solito, il nostro modo di argomentare.
Non è nemmeno nostra intenzione mettere a confronto la bontà delle politiche commerciali e di marketing delle tre aziende poco sopra evidenziate, che è bene ricordarlo, operano su bacini di utenza decisamente diversi, per dimensione e composizione. Il nostro intento si limita a fotografare un cambiamento che vede sconfitto, potremmo aggiungere ancora una volta, il gioco tradizionale rispetto a quello elettronico.

LE TENDENZE - Parrebbe, dai dati che abbiamo esposto, che la preferenza dei giocatori italiani che frequentano i Casinò vada sempre più verso l’erogazione del gioco non mediato dalla componente umana. Si tratta di un trend che ci preoccupa: i Casinò, come tanti altri luoghi pubblici devono rappresentare un’occasione d’incontro, un’opportunità per socializzare, ma non pare essere così. Di fatto questa tendenza è figlia di un più ampio e generale movimento che coinvolge tutti noi ogni giorno, quello che ci porta a vivere in un contesto digitale al cui interno domina l’imprescindibile esigenza di essere connessi alla rete Internet, contesto di cui pagano le spese anche le case da gioco. Siamo tutt’altro che nemici della cosiddetta era digitale, che ha senza dubbio contribuito a migliorare la nostra vita in modo significativo, ma non possiamo esimerci dall’affermare che in alcuni casi ci sta facendo perdere il contatto con la realtà.
 
Il tema è alquanto complesso e non siamo assolutamente in grado di affrontarlo in questa sede, resta il fatto che il gioco d’azzardo è per definizione sinonimo di divertimento e di emozioni, a nostro parere meno intense nel momento in cui a proporle sono dei computer, ancorché molto ben attrezzati dal punto di vista dell’intrattenimento.
 
Non possiamo, nemmeno vogliamo, arrestare l’avanzata della tecnologia, ma solo spezzare, non senza un po’ di romanticismo, una lancia a favore del gioco tradizionale. Siamo più che convinti che esista un modo per restituirgli vigore e quindi, senza presunzione alcuna, esponiamo di seguito alcuni suggerimenti.
 
QUALCHE SUGGERIMENTO - Affrontare una partita a un tavolo da gioco non è così facile. Occorre, per prima cosa, vincere l’imbarazzo di avvicinarsi al tappeto verde, in presenza di giocatori esperti, che dialogano con il croupier secondo linguaggi che ci paiono incomprensibili, poi conoscere le regole del gioco per evitare l’onta di essere richiamati all’ordine per aver effettuato una puntata nel modo non corretto. Insomma, il problema è, secondo noi, che questo gioco tradizionale sembra essere una questione riservata ai soli “addetti ai lavori”. Se poi a queste considerazioni aggiungiamo il fatto che, di norma, giocare al tavolo costa più che alle slot, il guaio è fatto.
 
Suggerimento numero uno: i giovani continuano a frequentare i Casinò, non sono clienti assidui, ma numericamente rappresentano una quota importante del mercato, quindi, perché non avvicinarli al gioco sfruttando la cosiddetta modalità “play for fun”, ovvero consentendo loro di fare esperienza senza spendere denaro. Siamo convinti che programmare una Scuola di Gioco nei momenti di maggiore afflusso potrebbe incuriosire clienti giovani e non solo, e portare benefici alle casse del gioco tradizionale.
 
Suggerimento numero due: i casinò devono convincersi ad ampliare la propria offerta di tavoli, proponendo anche giochi che non sono annoverati nella nobiltà dell’azzardo, quindi la Ruota della Fortuna, Il War (la carta più alta), il Three Card Poker, per citarne solo alcuni, con la raccomandazione di venderli a prezzi molto bassi, creando un minimo di concorrenza con i giochi elettronici.

Suggerimento numero tre: nei momenti di picco, il casinò dovrebbe mettere a disposizione dei clienti nuovi, previa prenotazione del servizio rigorosamente online, un Tutor, una persona esperta che gli possa raccontare il mondo del gioco e accompagnarli sino alla prima puntata. Il gioco tradizionale rappresenta una nicchia, come tale a nostro parere dispone ancora di un potenziale da sfruttare, a condizione di saperlo proporre al cliente nel modo giusto.
 

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