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Crisi dei casinò: al tavolo il Ccnl ma non solo

08 febbraio 2019 - 14:25

Sono tanti gli argomenti da trattare nel tavolo di lavoro per superare la crisi dei casinò italiani.

Scritto da Mauro Natta

Quanto è accaduto al Casinò Campione d’Italia e quanto sta accadendo a Saint Vincent sicuramente introduce degli argomenti che sono tanti, forse, tantissimi; non intendo creare una priorità ma non sono convinto che il contratto collettivo di lavoro rappresenti una delle preoccupazioni principali.

La problematica maggiormente rilevante è il costo del lavoro e in questo mi sono già più volte cimentato. Sono fermamente convinto che risolvendolo si operi in due direzioni: la creazione delle entrate tributarie per l’ente pubblico e il mantenimento dell’occupazione; in buona sostanza si lavora per ottimizzare il risultato.

FOCUS SUL CONTROLLO - Riveste una notevolissima importanza l’insieme delle norme economiche e di controllo che il contratto per la gestione deve contenere o dovrebbe prevedere.
Ciò inerisce alla sfera del controllo che un ente pubblico deve esercitare su una fonte di entrate e, in parallelo, sui costi che la gestione sostiene per produrle.
Molto probabilmente – e me ne sono occupato in più occasioni, anche con dovizia di particolari – il controllo dei ricavi di una casa da gioco rappresenta la parte più delicata delle norme contrattuali; infatti appare logico, doveroso e, forse, imperativo che l’ente pubblico titolare dell’autorizzazione abbia assoluta contezza della regolarità del gioco e degli incassi.
Per l’esperienza acquisita in tanti anni (dal 1959) ed in tante mansioni mi trovo a riparlare del polmone del casinò. L’ufficio cambio assegni può agevolare le entrate di cui trattasi e, al tempo stesso, mortificarle rendendole, forse solo temporaneamente, virtuali.

LE RESPONSABILITA' DELL'ENTE CONCEDENTE - Ho potuto leggere, smanettando su internet, che l’ente concedente non è responsabile per le perdite derivanti dal cambio assegni, dall’immissione di moneta contraffatta e/o di gettoni falsi. Mi pare un ragionamento fuori da ogni logica perché, se non si trova il responsabile del fatto (ad esempio una violazione di un regolamento), la relativa perdita non potrà che trovare accoglimento nel conto economico; una maggiore passivo o un minore attivo nel bilancio d’esercizio della società per azioni partecipata dallo stesso ente concedente.
L’utile o una parte di questo, in Valle d’Aosta, ha una destinazione d’uso precisa!

Le norme contrattuali dovranno essere ampliate con la possibilità di introdurre giochi nuovi (forse con una limitazione al vantaggio per il banco come avviene attualmente in Inghilterra), con una regolamentazione in riferimento al materiale d’uso per i giochi (tavoli, carte, gettoni, ecc.).
Concludo con l’indicazione del tutto personale che per metter mano alla crisi dei casinò il contratto collettivo di lavoro è, certamente, un obiettivo da raggiungere ma non il primo step da compiere. Penso che gli argomenti indicati debbano essere inclusi in una bozza di contratto unico tra concedente e concessionario.

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