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Ccnl casinò, tra richiami costituzionali e necessità aziendali

12 aprile 2018 - 07:26

L'analista di gaming Mauro Natta esamina il tema del contratto collettivo nazionale di lavoro per i quattro casinò, anche alla luce dei richiami della Corte Costituzionale.

Scritto da Mauro Natta
Ccnl casinò, tra richiami costituzionali e necessità aziendali

Ho avuto modo di leggere, su Gioconews Casinò, che il contratto nazionale di lavoro per i dipendenti delle case da gioco italiane è utile alla situazione nella quale versano i casinò. Questo mi pare il succo in buona sostanza. Parzialmente lo si può condividere. Ho anche notato che, in occasione della nomina del nuovo Presidente di Federgioco, è stato fatto cenno ai ricavi del settore, che vorrei completare osservando che:
1) l’incidenza degli introiti derivanti dalle slot ha assunto una percentuale sul totale dei ricavi inimmaginabile sino al qualche anno or sono;
2) la qualità dei ricavi, conseguentemente, è peggiorata a scapito dei cosiddetti giochi lavorati e dell’occupazione;
3) le motivazioni della crisi profonda sono da ricercarsi soprattutto nella concorrenza del gioco di Stato e poi nella crisi economico – finanziaria iniziata nel 2007/2008;
4) la limitazione dell’uso dei contanti ha peggiorato il trend dei ricavi in modo rilevante;
5) probabilmente non si è tenuto conto che le case da gioco sono i luoghi più controllati anche riguardo alle presenze;
6) il calo quantitativo e qualitativo dei ricavi ha reso insopportabile il costo del personale in quanto ne assorbe una parte rilevantissima;
7) il dettato della Legge Europea per il 2015 (la non tassabilità ai fini Irpef delle vincite realizzate nelle case da gioco) consente un intervento legislativo a beneficio di un calo del costo del lavoro;
8) la concessione delle slot nei bar e nelle sale gioco ha permesso l’esistenza di giochi con una percentuale a favore del banco irragionevole, vietata in alcuni Stati;
9) sicuramente non ultima per importanza, è utile rammentare la natura giuridica delle entrate derivanti all’Ente pubblico titolare della casa gioco che è tributaria a norma della L.488/86.
Resto fermamente convinto che la soluzione della problematica in oggetto deve iniziare da un progetto di legge completo sull’istituzione delle case da gioco a mente le sentenze in materia della Corte Costituzionale.
Mi permetto di riportare in alcune puntate il pensiero di un amico che condividevo e condivido in toto.

GIOCO TRA REGOLE ED ETICA - Possiamo anche dircelo, il quadro giuridico in cui si può giocare d’azzardo varia fondamentalmente tra il permesso e il proibito e, dove permesso, tra regolato o lasciato all’arbitrio individuale.
Spesso il quadro giuridico corrisponde a quanto propone il quadro etico, dove il gioco è ora ammesso, ora contrastato. In ogni caso il gioco d’azzardo non è mai stato bandito del tutto, e, comunque, sempre in modo ambivalente e in qualche modo sempre tollerato.
Nel corso del secoli le società hanno sperimentato una molteplicità di politiche in relazione al gioco d’azzardo, dal proibizionismo, che nel Medioevo vietò tale pratica a Firenze e a Venezia, fino alla legalizzazione.
Con l’avvento dell’era industriale e l’aumentare del tempo libero e del benessere economico, il gioco d’azzardo ha acquistato un posto di notevole importanza nella società, i casinò sono divenuti perno dell’economia dell’intrattenimento, hanno mano a mano perso la fama di luoghi di perdizione e sono passati, in molti casi, sotto la gestione di grosse compagnie internazionali.
Consapevoli dell’enorme potere economico rappresentato dall’industria del gioco, gli Stati hanno sviluppato politiche che, sebbene mirassero specificatamente alla limitazione dell’iniziativa privata nel campo dei giochi d’azzardo, d’altra parte assegnavano allo Stato un ruolo di primo piano nello sviluppo del gioco stesso (si pensi alla promozione e allo sviluppo di totocalcio, enalotto, superenalotto, ecc.).
Gli stessi Paesi in via di sviluppo, di fronte a sistemi tributari insufficienti per sanare i debiti pubblici, hanno visto nel gioco d’azzardo uno strumento utile per incamerare denaro e assestare i bilanci.
Nel nostro Paese, in particolare, il gioco d’azzardo continua ad essere un problema di enormi proporzioni, del quale solo pochi hanno intuito la reale espansione.
Negli ultimi anni l’offerta dentro e fuori i casinò si è ampliata a dismisura, sale da gioco e video poker hanno trovato una diffusione sempre più crescente, ultima innovazione la comparsa del gioco online che permette di ricevere login name e password per giocare direttamente da casa, previa compilazione di un formulario con i propri dati personali e il numero della carta di credito.
Il gioco d’azzardo online è molto, mi pare, più distruttivo delle altre forme di gambling, sia perché concede una gratificazione immediata al giocatore, sia perché lo aliena dalla realtà garantendogli quella protezione che solo l’anonimato della propria casa può dare.
Vista la maggiore velocità dei giochi online, il rischio di sviluppare una dipendenza è di molto più elevato; sarebbero proprio la durata breve della giocata e l’immediata opportunità di giocare ancora a rendere il gioco più affascinante.
In Europa, dopo un periodo di totale lassismo, si è passati a un esercizio regolato del gioco d’azzardo, almeno per quanto riguarda i giochi da casinò. Peccato che l’Italia sia rimasto l’unico Stato a non avere ancora una legge apposita sul tema.
Se ne parla da decenni; non solo non si vogliono aprire altri casinò, non si vuole neppure legiferare e controllare l’esistente. Forse lo Stato non vuole altri concorrenti nel gioco d’azzardo e teme di perdere il monopolio?
Dopo le precedenti note, in parte pseudo filosofiche, si passa a considerazioni che riguardano annotazioni ad un progetto di legge dei primi anni ‘90.
A ben vedere le quattro case da gioco sono operanti, pur in presenza degli artt.718 e seguenti del C.P, che vietano espressamente il gioco d’azzardo su tutto il territorio nazionale, senza che vi sia una Legge che deroghi espressamente, che in materia penale è necessaria, a questo divieto.
L’approfondimento della materia attraverso un lavoro di ricerca sulla legislazione vigente nei Paesi europei e negli Stati Uniti aveva consentito, nella passata X^ legislatura, di percepire con chiarezza i problemi insiti nella paradossale situazione del nostro Paese, in Europa unico Stato di diritto privo di una legislazione in materia.

IL RICHIAMO DELLA CORTE COSTITUZIONALE - Non possiamo non ricordare come, sullo specifico argomento, sia stata emanata dalla Corte Costituzionale la sentenza N.152 del 6 maggio 1985, ove è dato leggere: “ non può esimersi dal rilevare che la situazione normativa formatisi dal 1927 è contrassegnata da un massimo di disorganicità ….. S’impone quindi la necessità di una legislazione organica che razionalizzi l’intero Settore …”
Per quale motivo non si può affrontare la problematica Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i dipendenti delle case da gioco in un contesto più ampio e completo che soddisfi in primis le esigenze espresse dalla Corte Costituzionale per ben due volte? (Segue)

L'AUTORE - Mauro Natta è stato segretario nazionale dello Snalc e ha lavorato nei casinò di Saint Vincent e di Venezia.

 

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