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Flusso di cassa, altro protagonista nei casinò italiani

13 febbraio 2018 - 09:35

L'analista di gaming Mauro Natta evidenzia l'importanza di non limitarsi al solo esame del contro patrimoniale ed economico dei Casinò.

Scritto da Mauro Natta
Flusso di cassa, altro protagonista nei casinò italiani

L’affermazione che il contante è il re, garante della sopravvivenza di una azienda, mi pare anche esagerata, ma non si discosta molto dal vero. È credibile ritenere che la gestione del flusso di cassa rileva moltissimo in qualsiasi impresa piccola, media o grande che sia, e particolarmente, nella tipologia in oggetto.
La possibilità reale che l’impresa sia capace di generare contante con la sua attività è divenuto ormai quasi una necessità sine qua non.
Purtroppo - e non è una mia convinzione personale ma di esperti ben più credibili del sottoscritto - non si può effettuare una seria valutazione soltanto dal bilancio aziendale.  Non è più sufficiente esaminare il conto patrimoniale e quello economico, sono necessarie di informazioni rilevantissime tutte, o quasi, riguardanti il flusso di cassa.
Purtroppo nell’impresa in questione alle volte esiste una differenza temporale tra l’incasso, per così dire “sulla carta” e quello reale.
È di vitale importanza considerare attentamente, in un bilancio, le voci creditori e debitori in quanto evidentemente rilevante nel discorso che ci occupa oltre alla rilevanza economica dei fornitori (leggi porteur). Sicuramente il flusso di cassa non è tutto; si deve considerare severamente l’esito dell’esercizio; l’utile o il contrario.

Una attenzione particolare deve essere dedicata ad una seria analisi per capire la posizione dell’impresa nei confronti della concorrenza, la strategia con la quale si affrontano le criticità e, ultimo ma non per rilevanza, il rischio d’impresa e il relativo peso sui flussi di cassa.
Trovo ripetitivo soffermarmi sul rischio di impresa collegato alla particolarità del settore (debiti di gioco, art.1933 c.c.); mi pare giusto e doveroso, invece, concentrare l’attenzione sul prodotto, sulla capacità produttiva, sulla dimensione del mercato, appunto particolare e con un possibile incremento numerico, sulla qualificazione ed esperienza del personale dipendente e sulle risorse finanziarie a disposizione.

La prima analisi da approntare è quella relativa alle minacce, come si accennava alla possibilità di nuove imprese, alla rivalità che, non si può nascondere, esiste, alla eventualità di nuovi prodotti sul mercato in aggiunta a quelli esistenti (gioco di Stato) e, in modo particolare al potere contrattuale della clientela, in specie quella di élite, procacciata o meno.
Questa ultima è attenta alla qualità ed al livello del servizio che, irrimediabilmente, porta ad un aumento della concorrenza; ciò comporta un aggravio di costo e, conseguentemente, ad un calo della redditività complessiva.
In una situazione come l’attuale, nella quale troviamo in difficoltà, chi più chi meno, le Case da gioco, non si può che sperare in un futuro migliore.
Ma a quali condizioni? Non mi pare giusto che a soffrire siano i soliti, ovvero i dipendenti. C’è da ritenere - e personalmente ne sono più che convinto - che le colpe della situazione non siano assolutamente addebitabili ai dipendenti.
Ed allora si ricerchino le cause! Sicuramente non si può fare a meno di considerare la recente crisi economica finanziaria ma, altrettanto certamente, ve ne sono alcune di differente natura.
L’eccesso di personale non è stato causato dai dipendenti ma, forse, dalla mancanza di multifunzionalità che poteva e doveva essere indotta dai vertici aziendali, ottenendo, tra l’altro, la migliore possibilità di adeguare l’offerta alla domanda, qualità indispensabile per il servizio alla clientela.
L’inizio della concorrenza del gioco di Stato avrebbe potuto, se non dovuto, procurare una corsa discreta all’incremento dell’offerta; invece si è verificato in quantità modesta e non uniformemente in tutte le Case da gioco.
Pongo alla cortese attenzione del lettore un modesto ragionamento: se la mancia avesse la stesso trattamento fiscale della vincita (delle quali sono una parte piccolissima) che è esente da Irpef (Legge Europea del 2015, art.7) non sarebbe soggetta a contribuzione a carico del datore di lavoro. Calerebbe anche il costo del lavoro e la retribuzione del dipendente potrebbe sopportare anche una riduzione ragionevole in tempi difficili per chi la eroga.
Esiste anche l’eventualità di risparmi diversi da quelli che per primi si intendono considerare ed è buona cosa rivedere il calderone - mi scuso per il termine che usavo un tempo - delle spese generali; con pazienza e buona volontà si possono raggiungere discreti risultati.
Chiudo con una curiosità personale, quella di conoscere quanti procedono a una seria e accurata analisi comparativa del mercato nazionale. Ciò deve avvenire con riferimento al rapporto introiti/presenze per quanto possibile, al peso dei singoli giochi sui ricavi della concorrenza. Una particolare attenzione al proprio trend dei ricavi, ai rapporti introiti/presenze, mance/introiti, mercato interno e incidenza slot sul totale (un occhio di riguardo alla qualità dei giochi lavorati non guasta mai). Ciò perché, oltre al resto, è a beneficio di azioni mirate di marketing che, coadiuvate da una vero studio sulle tendenze, opera a tutto vantaggio di un più celere ritorno degli investimenti. A proposito delle tendenze si dovrebbe considerare l’ulteriore beneficio derivante dall’indicazione ricevuta allo scopo di intervenire convenientemente per ritardare quella negativa e prolungare quella positiva.
L'AUTORE - Mauro Natta è stato segretario nazionale dello Snalc e ha lavorato nei casinò di Venezia e di Saint Vincent.

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