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Casinò Venezia, Cgil, Cisl e Ugl: 'Direzione aziendale commissariata'

16 marzo 2019 - 10:04

Tre sigle sindacali spiegano i motivi per cui non hanno preso parte agli incontri convocati dalla proprietà sul nuovo Ccal per i dipendenti del Casinò di Venezia.

Scritto da Anna Maria Rengo

Acque davvero agitate al Casinò di Venezia, dove la già difficile trattativa sul nuovo contratto collettivo aziendale di lavoro sembra trovare ulteriori ostacoli.
Dopo che le sigle sindacali non hanno preso parte all'ultimo incontro, previsto per il 14 marzo, in una nota congiunta Slc Cgil, Fisascat Cisl e Ugl Terziario spiegano ulteriormente i motivi e rivolgono dure critiche sia alla proprietà che alla dirigenza aziendale.

I TEMPI – A loro dire, “sin dalla ripresa delle trattative per la negoziazione del nuovo Ccal, è risultato evidente che dall'altra parte del tavolo non ci fosse troppa fretta di raggiungere un'intesa. Incontri dilatati nel tempo, riunioni brevi e inconcludenti, posizioni rigide e spesso arroganti. A parole il 'tavolo' era aperto (o forse doveva rimanere aperto), nei fatti risultava del tutto improduttivo.
Ma tant'è, il ruolo delle organizzazioni sindacali è quello di costruire un percorso negoziale, in questo caso con l'obiettivo di fornire i dipendenti della Casa da cioco di un contratto (manca dall'1 luglio del 2017), e questo abbiamo tentato di fare”.

LE PREGIUDIZIALI SUL TAVOLO – Poi, secondo la ricostruzione sindacale, “sono apparse sul tavolo pregiudiziali incomprensibili (obbligo del ritiro dell'art. 28 da parte di tutte le Ooss, proposte di una parte economica addirittura inferiori al Regolamento unilateralmente imposto e infine un'indicazione sbandierata dall’assessore Michele Zuin, che neppure lo stesso Regolamento garantisce l’equilibrio economico e finanziario della società. Nello specifico l’Azienda elargisce un premio ai dipendenti e la stessa rischia il default, a questo quesito ci siamo sentiti rispondere: 'Siamo stati generosi”. Le successive ipotesi di fraintendimento e la correzione del tiro da parte dell’Amministrazione non ci hanno per nulla convinti”.
 
LE CRITICHE ALLA DIRIGENZA AZIENDALE – Secondo le tre sigle, “come se tale comportamento non fosse sufficiente, si è aggiunta una performance della dirigenza aziendale durante l'incontro tecnico di lunedì 11 marzo u.s. che è parsa a tutti i presenti imbarazzante.
Una direzione aziendale de facto commissariata, ha tentato di arrampicarsi sugli specchi nell’interpretazione del art. 13 del Regolamento (formazione del personale) da loro scritto e imposto, ma inapplicabile in un’azienda particolare come la nostra, e peggio ha fatto quando si è trattato di rispondere alla diffida sul regime di ripartizione del Premio di risultato che perpetra discriminazioni senza precedenti (quella sulla maternità ne è l’esempio più lampante). Nemmeno la presenza all’incontro di un dirigente comunale, utile quantomeno a confermare che i tre rappresentanti aziendali da soli non possono nemmeno allacciarsi le stringhe (li invitiamo caldamente a rassegnare le dimissioni), ha saputo cogliere il peso della diffida, la gravità del tema 'discriminazione sul luogo di lavoro', la necessità di porre rimedio a regole del gioco da loro scritte (male) e dai dipendenti subite.
“Beh, non mi pare siano cifre così elevate…”, “Chi sono questi dipendenti?” Sono due delle domande che abbiamo dovuto ascoltare e che danno idea del livello della discussione”.
 
LA MANCATA PARTECIPAZIONE AGLI INCONTRI - Per questi motivi “abbiamo deciso di non presenziare alle ultime convocazioni da parte della proprietà, perché c’è un limite alla decenza e alla lesione della dignità di chi scrive e dei lavoratori tutti. Forse qualcuno aveva pensato che la 'fame' di un contratto avrebbe loro garantito di poter dire e fare ogni genere di nefandezza, beh, sappiano che non è così”.
 

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