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Comune Campione di nuovo alla prova Cdc: il sostegno del Casinò

09 maggio 2022 - 07:52

In vista dell'udienza in CdC sul ricorso contro la bocciatura del riequilibrio di bilancio del Comune, ecco quanto il Casinò può realisticamente contribuire a far quadrare i conti dell'ente.

Ancora giorni decisivi per Campione d'Italia. Il 6 giugno è fissata la riunione dei creditori per l'eventuale e sperata approvazione del piano in continuità del Casinò (anche se si sono sentiti "rumors" di un eventuale rinvio) e il 15 giugno l'udienza per la discussione del ricorso presentato dal Comune contro la delibera con cui la Corte dei conti, sezione regionale di controllo per la Regione Lombardia, ha respinto il bilancio pluriennale stabilmente riequilibrato (2018-2022) presentato dall'ente.

In particolare la Corte dei Conti, nella propria decisione, esprime preoccupazione per il fatto che, nel bilancio, sia fondamentale il ruolo del Casinò che, negli anni precedenti, non ha, a suo parere, sufficientemente "sostenuto" il Comune.
Per meglio comprendere il ruolo svolto dal Casinò nel recente passato, sicuramente significativa è la relazione del commissario ministeriale Maurizio Bruschi che informa che dal 2006 al 2018 la società di gestione del Casinò di Campione di Italia ha versato al bilancio comunale un importo complessivo di 577.375.575 franchi svizzeri (il contributo medio annuo è stato di 44.413.506 franchi svizzeri, se suddiviso per i 13 esercizi citati, e considerando il 2018, ancorchè parziale, come intero esercizio).

Ricordiamo che per lo stesso periodo di 13 anni, come ci informa la relazione Bruschi, la richiesta del Comune è stata mediamente di 66.495.246 franchi svizzeri annui.
Una cifra elevatissima, che negli anni più recenti forse eccedeva lo stesso fabbisogno del Comune, e che era stabilita in misura fissa, rivalutata ogni anno dell'inflazione italiana (anche se il "quantum" era espresso in franchi svizzeri) perchè una legge del 1998 prevedeva questa modalità di determinazione, senza aver alcun meccanismo di "ritaratura" in relazione all'andamento aziendale e, purtroppo, anche in caso di eventuali variazioni del cambio euro/franco svizzero.

Diversamente, quindi, da tutti gli altri casinò nazionali, che decidevano il contributo su indicazione della proprietà in misura percentuale, per adeguare il "quantum" all'andamento dei ricavi delle società.
Solo dal 2015, con l'abrogazione della legge del 1998 (nel 2012) e la creazione di una nuova società di gestione (nel 2014), il regime "discrezionale" è entrato in vigore anche a Campione.

È bene tener conto che, senza l'abrogazione della legge del 1998, oggi, con una previsione di circa 40 milioni di euro di ricavi di gioco (Ggr) del piano in continuità per il primo anno di attività, il contributo al Comune, previsto dalla stessa legge, se ancora vigente, avrebbe raggiunto il valore economicamente insostenibile di oltre 70 milioni di euro, cioè quasi doppio rispetto al fatturato aziendale.
E il contributo sarebbe stato pure insostenibile anche se, per ipotesi, senza l'avvio della procedura fallimentare, il Casinòavesse continuato a performare nell'intorno dei 90 milioni di ricavi di gioco (Ggr) annui, come già accaduto dal 2012 al 2017.

Elemento, questo, che fa ancor più comprendere la complessità della vicenda di Campione di Italia degli ultimi anni, con un intreccio economico, giudiziario, sociale assolutamente unico e di difficile interpretazione.
Dallo stesso piano in continuità si ricava inoltre che ancora nel 2017, ultimo anno di attività del Casinò prima della (provvisoria) chiusura del luglio 2018, l'Ebitda (margine al lordo di Isi e contributo al Comune) era comunque superiore ai 20 milioni di euro, con un "rinforzo" per il Comune dei 7 milioni di euro derivanti dalla legge strutturale di sostegno al Comune stesso a causa dei noti eventi legati al cambio.

Il Casinò, nonostante tutto, come indicato nel ricorso, ha pertanto sempre avuto una buona capacità reddituale unita ad una performance "buonissima" sul mercato. A fronte, però, di un "quantum" in continuo aumento e che, senza l'intervento del legislatore, sarebbe divenuto assolutamente insostenibile.

Una decisa "ritaratura" al ribasso (e allineata agli standard nazionali) del contributo con una conseguente operazione di drastica riduzione costi sia in Comune che al Casinò sembra, quindi,la strada, già implementata, che potrebbe convincere la Corte, in sede di appello, ad approvare il budget comunale, tenendo anche conto dei segnali, decisamente positivi, della ripartenza del Casinò.

 

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