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Biale (Casinò Sanremo): 'Pari opportunità, una questione culturale'

08 marzo 2021 - 09:41

Barbara Biale, componente del Cda del Casinò di Sanremo, sottolinea l'importanza di avere condizioni di partenza per raggiungere la parità di genere.

Scritto da Anna Maria Rengo
Biale (Casinò Sanremo): 'Pari opportunità, una questione culturale'

In prima linea anche nei consigli di amministrazione dei casinò. Ma in questo caso, la presenza di “quote rosa” nelle società a partecipazione pubblica è imposta, ormai da anni, dalla legge.
“Come ha detto giustamente anche il premier Mario Draghi, si tratta di disposizioni da farisei e bisognerebbe puntare su capacità e merito, ma per arrivare a questo punto ci devono essere condizioni di partenza di parità di genere nella gestione della vita quotidiana. Intanto che questo lavoro va avanti, le quote rose ci consentono di avere più spazio”.
Questo il parere di Barbara Biale, membro del consiglio di amministrazione del Casinò di Sanremo, nell'intervista pubblicata, all'interno dello speciale sul gioco "in rosa" della rivista Gioco News che oggi 8 marzo, festa della donna, riproponiamo anche online.

Come mai nel settore del gioco, intendo anche a livelli dirigenziali o amministrativi, le donne sono storicamente poco rappresentate?

“Io credo che questo sia il frutto di un percorso storico. Per esempio, la Casinò Spa di Sanremo è stata costituita da circa vent'anni e ha sempre rispecchiato le proporzioni del mondo politico e amministrativo. Ma ora le cose stanno cambiando e penso che il passo sucecssivo sarà di incrementare sempre di più la presenza delle donne al suo interno. Questo iter si è già avviato ma ha bisogno di tempo per arrivare a compimento”.

Qual è il valore aggiunto delle donne in un Cda? C'è una differenza di genere da valorizzare?

“Ci può essere una buona integrazione tra punti di vista differenti, anche se alla fine non è il 'genere' che va la differenza, ma la competenza, la preparazione, la conoscenza, e su questo non c'è differenza tra uomo e donna”.

Questo anno è stato particolarmente difficile per i casinò. Come Cda, come sono cambiate le vostre priorità e modalità organizzative?

“Ora si fa molta attenzione a proteggersi, utilizzando tutti gli strumenti chiesti delle normative, dall'igiene, al distanziamento sociale, per proseguire con l'utilizzo di mascherine. Dopo un iniziale momento di spiazzamenti, abbiamo potuto proseguire il nostro lavoro in maniera abbastanza normale, magari utilizzando forme di collegamento a distanza. La nostra priorità è diventata la necessità di mettere in sicurezza avventori e dipendenti, attraverso investimenti importanti e l'adozione di misure stringenti.
Auspichiamo che molto presto questo aspetto sia conosciuto e analizzato dal Comitato tecnico scientifico e che sia dunque visto quando è sicuro il gioco all'interno dei casinò.
In questo momento tutte le attività legate al turismo e alla ristorazione stanno soffrendo e ci auguriamo che quando sarà possibile un minimo di ripartenza i casinò vengano valutati per tutte le misure adottate. Ciò va di pari passo con la grande preoccupazione che questa chiusura a oltranza ingenera: essendo il casinò un'azienda trainante per il nostro territorio, che vive di turismo, speriamo che le autorità e le istituzioni si rendano conto dell'importanza di farlo ripartire al più presto”.

Lei personalmente come ha gestito il radicale cambiamento di abitudini che la pandemia ha imposto a tutti noi?

“Adeguandomi e cercando di fare sempre attenzione a proteggere me e chi ho intorno a me, specie nell'ambiente di lavoro, con grande rispetto delle precauzioni e delle normative ma anche nella convinzione che questo è un periodo e che finirà!
Ne usciremo e più seguiremo le linee guida indicate per cercare di evitare l'incremento dei contagi, prima succederà. Ora poi c'è l'arma potentissima del vaccino. Io ho cercato di fare la mia parte, anche se può costare sacrificio”.

Esistono ancora delle difficoltà da parte delle donne ad affermarsi professionalmente?

“Credo che le difficoltà siano dovute alle condizioni di partenza, se continua a imperare una cultura per la quale è la donna ad avere il maggior carico di responsabilità e impegni famigliari. Se cambia una mentalità pregiudizievole nei confronti delle donne e se siamo messe nelle condizioni di competere alla pari, anche in termini di tempo, la situazione migliorerà. Occorre dunque partire dalla gestione degli impegni famigliari, se c'è una reale collaborazione, un maggior sostegno, magari alcune lacune si possono colmare”.

 

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