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Casinò Venezia, una petizione per chiedere la riapertura

11 gennaio 2021 - 11:05

Lanciata su Change.org una petizione per chiedere la riapertura in sicurezza del Casinò di Venezia.

Scritto da Anna Maria Rengo

Lanciata il 7 gennaio, conta già 1.076 sostenitori (al momento di scrivere) la petizione lanciata su Change.org e diretta alla Presidenza del consiglio dei ministri per chiedere di riaprire "in sicurezza il Casinò di Venezia".
Nella petizione i lavoratori del Casinò di Venezia si appellano alla politica e alle istituzioni affinché "le scelte future tengano in debita considerazione la sopravvivenza della loro Azienda e la relativa salvaguardia di tutti i posti di lavoro".

IL TESTO - Il tempo, si legge nella petizione, sta per scadere.
Durante il 2020 la nostra Azienda è stata costretta a sospendere l'attività per 181 giorni, ovvero 6 mesi di blocco totale. Ad oggi permane forte incertezza circa il futuro e non è dato sapere se e quando giungeranno le necessarie autorizzazioni alla ripresa dell'operatività aziendale.

A nulla sono valsi un Protocollo di regolamentazione per il contenimento del Covid-19 redatto in senso maggiormente restrittivo rispetto alle norme generali previste e una situazione di assoluta sicurezza nella quale Azienda e lavoratori hanno operato dal 19 giugno 2020 fino alla seconda sospensione ordinata con Dpcm del 24 ottobre 2020.
A ciò si aggiunge un input politico che tende, sottotraccia e in modo del tutto inappropriato, a criminalizzare l'esistenza stessa dell'Azienda e a giudicarla, in qualche modo, sacrificabile.

A questo proposito preme evidenziare che:

1. Le Case da Gioco attive sul territorio nazionale, grazie all'efficace controllo pubblico, sono da sempre presidio di legalità e vigilanza anche nel contrasto alle ludopatie e al gioco illegale.

2. Stante la situazione pandemica in atto, che nessuno intende in alcun modo minimizzare, vanno individuate restrizioni proporzionali ai livelli di rischio, senza che i condizionamenti politici e pseudo-morali entrino a gamba tesa su questioni che nulla hanno a che spartire con l'emergenza sanitaria in corso.

3. Giudicare “non essenziale” un'attività produttiva senza intravedere le conseguenze esiziali che le decisioni politiche stanno determinando risulta inaccettabile.

Il protrarsi di tale situazione rischia di produrre effetti irreparabili sulla stabilità della Casa da gioco e di conseguenza sui posti di lavoro dei 600 dipendenti diretti, oltreché su tutto l'indotto, e questo anche in virtù di una politica di ristoro gravemente insufficiente.

Se riaprire in sicurezza significa: contingentare ulteriormente gli ingressi o aumentare i livelli di controllo o inasprire i dettami contenuti nel Protocollo di regolamentazione, allora tutto ciò venga richiesto e attuato, viceversa la strada senza ritorno della crisi rischia di determinare effetti sociali drammatici.

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